Legionella in una caserma dei vigili del fuoco a Roma, un pompiere in coma: sotto accusa i boiler dell’acqua che alimentano i bagni

Il caso si è verificato al Tuscolano II, il presidio è stato isolato il 23 marzo

Legionella in una caserma dei vigili del fuoco a Roma, un pompiere in coma: sotto accusa i boiler dell’acqua che alimentano i bagni
di Paolo Chiriatti e Alessia Marani
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Giovedì 4 Aprile 2024, 00:05

Chiusa per legionella la caserma dei vigili del fuoco di “Tuscolano II”, gravissimo un pompiere di 55 anni che ha contratto la malattia e finito in coma farmacologico. Dal 23 marzo i cancelli dello storico distaccamento di via Scribonio Curione sono sbarrati e i vigili che ci lavorano trasferiti in via precauzionale nella sede di “La Rustica”. Nel frattempo la Asl e l’Arpa Lazio, l’Agenzia regionale per l’ambiente, stanno effettuando tutti gli accertamenti e i rilievi necessari per verificare quale sia esattamente la sorgente del batterio e se sia effettivamente all’interno dell’edificio come si sospetta. «Non sappiamo se il collega abbia contratto la legionella al lavoro, al momento è grave in ospedale e il nostro unico pensiero è che si rimetta al più presto», afferma Paolo Cergnar del coordinamento Usb Roma dei vigili del fuoco.

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Legionella in caserma, l’origine

Sotto accusa i boiler dell’acqua che alimentano i bagni del distaccamento, così come le rubinetterie che, si è scoperto, non sarebbero state sanificate ogni tre mesi nonostante fosse previsto dal capitolato d’appalto delle pulizie. Si aspettano i risultati dell’analisi delle colture batteriologiche per avere le prime certezze. Tra oggi e domani, intanto, il Comando ha disposto test antigenici per tutto il personale che compone le squadre turnanti al Tuscolano. Tutti dovranno andare alla fine di ogni turno presso l’Istituto superiore antincendi di via del Commercio per fare lo screening di verifica sulla legionella. Mentre sono state disposte sanificazioni preventive in tutte le sedi provinciali alle quali si sta provvedendo interpellando specifiche ditte.
Sono ore di apprensione per il vigile del fuoco ricoverato nella Rianimazione dell’ospedale Vannini sulla Casilina. I sanitari si sono riservati la prognosi, nonostante i segnali di ripresa dopo dieci giorni di coma. Si tratta di un “elmetto” di lungo corso, in servizio dal 1991, una di quelle risorse che per i colleghi rappresenta un punto di riferimento e per anni è stato una garanzia durante ogni soccorso, anche il più impervio; sposato e padre di due figlie. Il comandante Adriano de Acutis è in costante contatto con la famiglia, così come i colleghi secondo il forte spirito solidaristico che da sempre contraddistingue il Corpo dei vigili del fuoco: «Stiamo dando tutto il supporto utile perché le verifiche di Asl e Arpa procedano nella maniera più spedita e nell’interesse e tutela delle nostre squadre - afferma De Acutis - non appena avremo il via libera, riapriremo il distaccamento in sicurezza».

 

Il territorio

In queste ore si susseguono riunioni e indicazioni al comando di via Genova per affrontare al meglio l’emergenza che vede le squadre del Tuscolano (altri 11 vigili) in servizio tra enormi disagi, con ripercussioni inevitabili per la porzione di territorio di competenza. «Un conto è partire per un soccorso da una traversa della Tuscolana - aggiungono dal sindacato - un altro è muoversi da La Rustica, ovvero dal Raccordo».

Inizialmente i vigili della 12A erano stati trasferiti alle Scuole Centrali Antincendio di Capannelle, in locali idonei a ospitarli e in un’area attigua a quella di competenza territoriale. In vista del giuramento degli Allievi alla vigilia di Pasqua, invece, è stato necessario l’ulteriore trasloco a La Rustica. Per “montare” sulla partenza, l’autobotte, l’autoscala e il gruppo Saf (speleo-alpino-fluviale), tuttavia, i 12 pompieri sono costretti a prendere e staccare il turno passando sempre per via Scribonio Curione dove sono stati approntati dei bagni chimici e moduli per fare le docce che, tuttavia, non hanno avuto il via libera della Asl. Sempre i sindacati lamentano le condizioni «fatiscenti» della caserma, con l’intonaco che cade letteralmente a pezzi e le reti poste sotto i solai per impedire la caduta di calcinacci.

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