Incendio ospedale Tivoli, la rabbia della figlia di una vittima: «Non so nemmeno come è morta mamma»

L’odissea delle famiglie in cerca di notizie sui propri cari ricoverati

Incendio ospedale Tivoli, la rabbia della figlia di una vittima: «Non so nemmeno come è morta mamma»
di Laura Bogliolo e Federica Pozzi
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Domenica 10 Dicembre 2023, 00:15

Tra la speranza di riabbracciare la mamma trasferita in chissà quale ospedale dopo essere stata evacuata e la caduta, inaspettata, verso l’abisso della morte. Cento metri percorsi frettolosamente per ore, ieri mattina, facendo la spola tra l’entrata dell’ospedale San Giovanni Evangelista, dove l’aria era ancora irrespirabile per l’odore acre di fumo, e la palestra della Asd Skating di Tivoli, dove hanno trovato rifugio i pazienti portati via da quell’inferno di fumo, fiamme, panico e disperazione. 

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«Dove sta mia madre Pierina? Possibile che nessuno mi sappia dire in che ospedale è stata trasferita?».

Orietta è in ansia, ma ancora spera. «Ho chiamato anche l’ospedale di Palestrina, possibile che non sia neanche lì?». Insieme al fratello Carlo non possono neanche entrare nel reparto di Medicina, al terzo piano, dove era ricoverata da qualche giorno la loro mamma, residente a Villanova. «Vorremmo prendere le sue cose, potete farci entrare?» chiede Orietta alla polizia. Orietta e Carlo, i figli dell’anziana, una nipote e altri parenti aspettano. Si confrontano con altri familiari dei pazienti. «Abbiamo saputo solo da poco che mia suocera è stata portata a Roma, al Campus Biomedico: l’ho vista stanotte, protetta solo da una coperta termica..., che pena» dice Paolo. Orietta intanto è pronta a raggiungere in chissà quale ospedale Pierina, 86 anni, mamma e nonna di due nipoti, che era stata ricoverata per problemi di respirazione. 

LA SPERANZA
Soltanto a mezzogiorno si saprà la verità. Un grido di dolore squarcia il cielo sopra Tivoli. «È morta! E nessuno ci ha avvertiti» dice in lacrime Orietta che corre verso la camera mortuaria insieme ai suoi familiari. «Mia madre non era trasportabile, e ora non sappiamo né l’orario, né la causa della morte: dobbiamo aspettare l’autopsia. Non è giusto». Il fratello Carlo è sconvolto: «Abbiamo riportato mamma in ospedale perché dopo un primo ricovero ha continuato ad avere problemi ai polmoni, nessuno ci ha chiamati per avvertirci del rogo, non è possibile: l’abbiamo saputo dai social. Abbiamo aspettato ore, alla fine la notizia della morte e ora vogliamo chiarezza, vogliamo sapere cosa è successo. Non si sa ancora se mamma sia morta per l’incendio o per cause naturali: è una situazione assurda, surreale». Poi la rabbia. «I pompieri ci hanno detto che avevano gli scarponi roventi, il pavimento era infuocato: mamma era al terzo piano, possibile non si sia riusciti a fermare prima il rogo?». Piangono Orietta, Carlo. Piangono anche i familiari di Romeo Sanna, 86 anni, residente a Guidonia. «C’era il panico, ho provato a tranquillizzarlo, ma ho visto che aveva perso i sensi e allora sono scattate subito le manovre per la rianimazione». Salvatore Pistone, 29 anni, originario di Napoli, salumiere di Tivoli, venerdì sera stava tornando a casa quando ha visto le fiamme. «Ho visto il fuoco dietro l’ospedale, il fumo nero, ho sentito le grida di paura, sono andato all’entrata e lì ho iniziato ad aiutare». Dopotutto Salvatore era preoccupato anche per una sua parente che era in reparto perché doveva partorire. 

LA DISPERAZIONE
«Ho tentato di aiutare pazienti che uscivano sulle barelle, erano sotto choc, nel panico, c’era chi gridava, io cercavo di portare l’ossigeno agli operatori e farmaci nella palestra dove erano stati trasferiti all’inizio i pazienti». Poi l’incontro. «C’era Romeo Sanna, ho tentato di tranquillizzarlo, poi però si è sentito male in strada: so che purtroppo non ce l’ha fatta. Sono addolorato per il signor Romeo che so che chiamavano Remo». Salvatore è stato tra i primi a riprendere con il cellulare l’incendio in un video nel quale si sentono pazienti gridare disperatamente “aiuto”. Il dramma prosegue anche a fiamme spente. Si disperano i familiari di Giuseppina Virginia Facca, di 84, anche lei deceduta. «Vogliamo chiarezza su quanto è accaduto - dice una delle figlie, Olga Ilari - ci hanno detto che è morta nel momento in cui è scoppiato l’incendio, ma non per il fumo. Dobbiamo sapere la verità. Aveva un problema ai polmoni ed era stata nuovamente ricoverata tre giorni fa al terzo piano, neanche ci hanno avvertiti per dirci che era morta». Delle tre vittime, uno era ricoverato in medicina d’urgenza e gli altri in medicina generale. Una quarta persona, Emidio Timperi, 76 anni, è deceduto prima l’incendio. «Ci avevano fatti entrare per dare l’ultimo saluto a papà che era ricoverato in Cardiologia, al quinto piano, - racconta in lacrime Veronica, la figlia - all’improvviso abbiamo sentito un forte odore di bruciato, è andata via la corrente, c’era il rumore dell’allarme. Siamo usciti in corridoio ma le scale erano impraticabili, c’era fumo nerissimo ovunque». Veronica ieri ha dovuto procedere con il triste riconoscimento delle vittime. Veronica che piange, Veronica che ha appena perso il papà. E che tiene a sottolineare «che non è morto a causa del rogo». E infine i ringraziamenti. «Gli infermieri, i medici sono stati straordinari, ci hanno aiutati a uscire e non hanno mai abbandonato i loro pazienti». 
 

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