Terracina svela il teatro romano di 2000 anni fa: un tesoro tra statue, marmi e Cesare

Dopo cinque anni di scavi e restauri, la Soprintendenza inaugura il monumento che sfoggia una cavea antica da centinaia di posti

Terracina svela il teatro romano di 2000 anni fa: un tesoro tra statue, marmi e Cesare
di Laura Larcan
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Lunedì 6 Novembre 2023, 20:44 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 18:47

Terracina svela il suo (nuovo) gioiello. Il teatro romano di oltre duemila anni fa, un capolavoro di architettura “alla greca” incastonato nel cuore della città antica. Riportato alla luce pezzo a pezzo dopo secoli, dopo essere rimasto sigillato sotto strati della città medievale e moderna, con un’impresa titanica, durata quasi cinque anni, in cui le mani di archeologi, architetti e restauratori hanno scavato, riportato a vista (e demolito), smontato e rimontato una colossale creatura. L’appuntamento è per sabato 11 novembre, quando la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le province di Frosinone e Latina guidata da Francesco Di Mario inaugurerà il sito con una cerimonia e il concerto della Roma TRE Orchestra. Per l’occasione è atteso anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano.

LA CAVEA

Lo spettacolo a volo d’uccello è da vertigine, con la cavea che giganteggia attraverso i possenti blocchi calcarei per un’ampiezza di oltre cento metri, e il fronte scena che corre per oltre trenta metri. L’arredo e i dettagli decorativi impreziosiscono l’autorevolezza del monumento, dove spiccano le grandi basi per statue che recano l’iscrizione in onore di Caio e Lucio Cesari, nipoti e figli adottivi di Augusto, eredi al trono, e nominati patroni della città di Terracina, testimoniando un legame simbolico fortissimo.

E il portico del teatro, dalle ricche decorazioni sopravvissute in frammenti. Il sito è pronto a svelarsi al grandi pubblico.

LA SCOPERTA

Una storia che viene da lontano. Basti solo pensare che i primi resti fecero breccia nel centro storico millenario di Terracina nel 1944 sotto i colpi di un terribile bombardamento. Crolli e sventramenti lasciarono riemergere le imponenti strutture sottostanti che rimasero però lì, immobili, silenziose e precarie per anni. Poi, la svolta. «Il Teatro di Terracina è uno straordinario esempio di archeologia urbana degli ultimi anni, perché riguarda un centro storico importante, ma periferico. Ha previsto un grande impegno progettuale ed economico», spiega Francesco Di Mario,  che ha diretto gli scavi. L’operazione più complessa ed emozionante è stata indubbiamente la ricomposizione dell’antica cavea, riposizionando i blocchi calcarei, vale a dire le sedute per gli spettatori del teatro, che nel corso del tempo erano stati asportati, restituendo alle gradinate l’originale aspetto. Un lavoro certosino e complesso, per nulla banale, dove ogni tassello delle pietre calcaree è stato studiato e calibrato per combaciare con lo spazio, in un perfetto sistema ad incastro.

GIULIO CESARE, AUGUSTO E LIVIA

E se si chiede quali sono state le scoperte più suggestive legate allo scavo del teatro, la risposta è immediata: «Sicuramente la scoperta più suggestiva è l’interezza del Teatro!», dice Di Mario, cui si deve la vera scoperta del monumento. Il colpo d’occhio è mozzafiato, per questo teatro costruito nella tarda età repubblicana e monumentalizzato nel I secolo a.C. per essere poi impreziosito nell’età augustea, testimoniando gli stretti rapporti tra Terracina, città portuale frequentata da esponenti della famiglia imperiale, e Roma. La cavea poteva contenere diverse centinaia di persone e l’ampiezza è circa un centinaio di metri. Per gli archeologi i momenti più emozionanti sono legati alla storia della riscoperta del teatro: «La ricostruzione della cavea, la scoperta delle basi per statue iscritte in onore di Caio e Lucio Cesari, il rinvenimento di teste di statue ritratti della famiglia imperiale, come Giulio Cesare, Gaio e dell’imperatrice Livia», ricorda il soprintendente.

Come dobbiamo immaginarlo oltre duemila anni fa? Il teatro nell’antica Roma era uno spazio di spettacolo, ma anche di socialità politica e auto rappresentazione dell’élite locale. «Lo studio dei reperti ritrovati permetterà di acquisire nuove utili informazioni sulla Terracina tardo repubblicana ed imperiale, per cui la Soprintendenza sta operando da tempo al fine della ricostituzione e valorizzazione di questo antichissimo centro storico», avverte Francesco Di Mario. Fondamentale è stato il contributo scientifico del CNR-ISPC, in collaborazione con il Comune di Terracina.

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