Lazio, boom di contratti a tempo determinato: il reddito medio è 27mila euro annui (molto meno di Milano)

Lazio, boom di contratti a tempo determinato: il reddito medio è 27mila euro annui (molto meno di Milano)
di Francesco Pacifico
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Mercoledì 14 Giugno 2023, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 09:10

Grazie alla spinta della ripresa postpandemica, il Lazio ha registrato nel 2022 1.907.790 nuovi contratti di lavoro. Quasi 300mila in più rispetto all'anno precedente. Nuovi rapporti di lavoro, da non confondere con i posti tout court, che hanno garantito un'occupazione a 775mila persone (+12 per cento). Ma questa è soltanto una faccia della medaglia, la migliore: sì, perché tra Roma e Lazio sale parallelamente anche il livello di precariato. Nel 2022, infatti, l'11,3 per cento dei contratti è a tempo indeterminato, il 66,6 per cento a tempo determinato. Nel restante 22,1 per cento apprendistati, collaborazioni e lavori interinali. Per capire la frammentazione nel Lazio si deve aggiungere che, sempre lo scorso anno e a fronte degli 1,9 milioni di nuovi contratti, si sono avute 1.855.341 cessazioni di rapporti esistenti. In estrema sintesi, il delta tra chi entra e chi esce è di poco più di 50mila unità.
Aiuta a comprendere la situazione anche il peso dei singoli settori: con il 42,3 per cento del totale c'è stata più richiesta di manodopera nel comparto dei servizi alla persona (infermieri, badanti o estetisti). Seguono in questa classifica il pubblico impiego e la sanità (il 16,6 complessivo) e il comparto dei trasporti (14,9), mentre è fuori dal podio la ristorazione e la filiera del turismo (9,6), che non a caso lamenta la difficoltà a trovare addetti.

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IN BUSTA PAGA

Gli effetti di questa situazione sono più chiari, considerando la ricchezza media degli abitanti di Roma e Lazio: qui il reddito medio da lavoro dipendente è intorno ai 27mila euro annui, a Milano - dove i contratti a tempo indeterminato sono il 22 per cento - si sale a 35mila euro annui. Il tutto mentre, sempre nel 2022, nel nostro territorio la spesa delle famiglie è scesa dell'1,7 per cento e sono nati 40mila bambini in meno rispetto al 2021.
Tornando alla qualità dell'occupazione, anche nell'anno in corso, non si hanno inversioni di rotta. Nel primo trimestre, e con il Pil in aumento dello 0,6 per cento rispetto a tre mesi prima, i nuovi contratti di lavoro sono stati 471.510, licenziamenti e dimissioni 397.712. Soprattutto, tra gennaio e marzo, hanno trovato una collocazione 252.450 persone a fronte dei già citati 471mila rapporti. Vuol dire che in meno di novanta giorni c'è chi ha cambiato posto in media quasi due volte.
Questi numeri sono stati pubblicati in un'elaborazione della Cgil del Lazio, che a sua volta li ha recuperati dal rapporto annuale sulle comunicazioni obbligatorie del ministero del Lavoro. Nota al riguardo Natale Di Cola, segretario regionale della confederazione: «Il Lazio e la Capitale sono tra le aree del Paese in cui il lavoro è più precario. Mentre si conferma un aumento dei contratti di lavoro attivati nel Lazio rispetto il periodo pre-pandemia la qualità dell'occupazione è tutt'altro che entusiasmante. La percentuale dei contratti a tempo indeterminato è all'11,3 per cento, sotto la media nazionale del 15».
Su questo fronte l'unico dato in controtendenza riguarda la stabilizzazione dei contratti di lavoro: nel 2022 le conversioni da temporaneo a fisso sono state 63.117, il 31,8 in più rispetto al 2021.
La media nazionale, però, segna un +34,8 per cento. Per il resto tutti gli indicatori confermano il precariato. Aggiunge Di Cola: «il 59,8 per cento dei contratti di lavoro è durato meno di 30 giorni, 26 punti percentuali al di sopra della media nazionale. Ed è ancora più pesante il dato sui contratti di un solo giorno lavorativo: siamo al 38,5 per cento, mentre la media nazionale è del 12,6».

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