Anni di abusi sulla figlia a Tivoli, arrestato il padre orco denunciato due mesi fa dalla madre della vittima

Le lezioni di educazione sessuale hanno spinto la bambina a confidarsi con le amiche

Anni di abusi sulla figlia a Tivoli, arrestato il padre orco denunciato due mesi fa dalla madre della vittima
di Elena Ceravolo
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Martedì 20 Giugno 2023, 22:35

Anni di abusi sessuali su una bambina che, per di più, era anche la figlia. È la storia agghiacciante scoperchiata dagli investigatori del pool anti-violenza del commissariato di Tivoli, diretto da Paola Pentassuglia, che 48 ore fa hanno fatto scattare la custodia cautelare in carcere per un uomo di 58 anni. Durante le perquisizioni nella sua stanzetta, nascosti dentro un orsetto di peluche, i poliziotti hanno trovato alcuni preservativi. Sequestrati anche un fucile a piombini con il quale in passato aveva sparato al figlio dodicenne, oltre a libri e oggetti che richiamano al nazismo e al fascismo. L’arresto è arrivato dopo due mesi di indagini serrate partite con la denuncia choc della mamma, che da un paio d’anni aveva trovato la forza di separarsi dopo aver subito violenze di ogni tipo. Ad aprile la donna ha ricevuto le prime confidenze dalla ragazzina. Le è cascato il mondo addosso: mai avrebbe pensato “che le sue perversioni potessero arrivare a coinvolgere la figlia”. 

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LE CONFIDENZE

Succedeva da tempo ma la piccola non si era probabilmente resa mai conto del significato di quegli atti visto che sarebbe stato anche il padre a chiederle di non parlarne.

Finché non sono arrivate le lezioni di educazione sessuale a scuola. Ha capito, e non poteva più tenere tutto per sé: ha cominciato a dire qualcosa alle amichette e ad innescare una catena virtuosa che ha portato alla denuncia. «I gravissimi delitti sono emersi – spiega, infatti, il procuratore capo della procura di Tivoli Francesco Menditto - grazie alla capacità della minorenne di confidarsi e di chi l’ha ascoltata e sostenuta, a partire dalla madre, in questi difficili momenti. Essenziale è stato l’attivarsi della rete del territorio che previene e contrasta la violenza di genere, con una immediata sinergia tra codice rosa integrato operativo presso l’ospedale tiburtino, gli appartenenti al pool specializzato del commissariato locale e il magistrato di turno del gruppo della procura competente per questi reati che ha assunto l’immediata direzione delle indagini». A mettere insieme tutti i tasselli che hanno portato all’arresto gli investigatori del team coordinato dal sostituto commissario Davide Sinibaldi. Fatti, circostante, audizioni protette, certificazioni mediche e testimonianze, raccolti dai poliziotti specializzati in violenze di genere, hanno tratteggiato «la personalità violenta e prevaricatrice dell’uomo - come ha sintetizzato nell’ordinanza il gip Chiara Miraglia - senza rispetto alcuno per il genere femminile, rivelatrice dell’incapacità di reprimere le pulsioni lesive dell’altrui integrità fisica e psicologica, oltre che indifferente ai legami familiari e della convivenza civile».

LA PERVERSIONE

Un uomo ossessionato dal sesso: alla compagna aggressioni anche in gravidanza, minacce con armi, angherie, abusi di ogni tipo tra cui anche rapporti davanti a lui con altri. Fino a cospargerla di alcol per poi minacciarla con un accendino. Gli scatti di rabbia non risparmiavano la figlia: «Una volta le rovesciò addosso un secchio di vernice. Nemmeno gli occhi si vedevano. Li ho puliti per giorni col collirio. Dentro aveva il terrore». Dall’indagine è emerso come in passato avrebbe riservato lo stesso violento trattamento anche alla precedente compagna e al loro figlio, oggi appena maggiorenne: aveva 12 anni quando gli sparò contro con un fucile a piombini: «Mi colpì alla gamba sinistra a distanza di tre metri. Non mi volle portare in ospedale, diceva che il proiettile era uscito. E invece, anni dopo, da una lastra risultò che era ancora lì».

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