«Non c'è sentenza che possa alleviare il dolore, non c'è niente che sia paragonabile a quello che ha fatto». A parlare, con la voce rotta, è la mamma di Maria Sestina Arcuri, Caterina Acciardi, all'indomani della sentenza della Corte di Cassazione che lo scorso 9 novembre ha messo la parola fine a una vicenda giudiziaria durata quattro anni, rigettando di fatto il ricorso presentato dalla difesa di Andrea Landolfi. La corte Suprema ha quindi confermato quanto già stabilito dalla Corte d'Appello di Roma: la notte tra il 3 e il 4 febbraio del 2019 Landolfi ha lanciato la compagna per le scale e non ha fatto nulla per salvarle la vita. La donna, insieme al marito e agli altri figli si è costituita parte civile nel processo, assistita dall'avvocato Vincenzo Luccisano.
Una condanna definitiva quella dello scorso 9 novembre, che mette un punto a una lunga vicenda giudiziaria fatta di condanne, assoluzioni e poi di nuovo condanne, ricorsi. Potete ritenervi soddisfatti?
«Ventidue anni sono una magra consolazione. Non c'è sentenza che possa alleviare il nostro dolore, non c'è niente che possa essere paragonabile a quello che ha fatto. Una cosa bruttissima, la cosa più indegna che un essere umano possa fare. Lui uscira a 50 anni dal carcere, avrà mezza vita davanti, cosa che per noi, per mia figlia, non è più».
Lei sostiene da sempre che il colpevole della morte di Sestina è Landolfi, non avete mai perso la speranza anche quando la Corte d'Assise d'appello di Viterbo il 19 luglio 2021, dopo più di venti udienze , ha stabilito che l'imputato doveva essere assolto?
«Assolutamente no.
Cos'è che vi ha dato la forza di andare avanti, di non arrendervi?
«Mia figlia doveva avere giustizia e Landolfi non poteva farla franca. L'ho fatto per lei, lei per me lo avrebbe fatto».
Lei ha detto che con la morte di sua figlia altre ragazze si sono salvate, a cosa si riferisce?
«Sono storie che è meglio che si sappiano, in modo che vengano presi più provvedimenti affinché non accada più. La mia speranza è che parlandone qualcuno aprirà gli occhi e ci saranno pene più esemplari. Mia figlia non è stata la prima e purtroppo non sarà neanche l'ultima, ma se le pene fossero più severe le persone ci penserebbero bene prima di dare anche solo uno schiaffo. Lo hanno condannato a 22 anni, ho letto che se vai a rubare te ne danno 30. In che mondo siamo? È mai possibile una cosa del genere?».