«Sestina è morta perché il fidanzato l’ha uccisa». La sentenza della Corte d’Appello di mercoledì sera ha segnato un punto di svolta non solo per la vita di Andrea Landolfi, che è entrato nell’aula di Corte d’Assise di secondo grado da innocente e ne è uscito da colpevole, ma anche per tutti i familiari della vittima. Presenti durante la lettura della sentenza.
Andrea Landolfi, lanciò la ragazza dalle scale: il pugile romano condannato per omicidio
Le prove
«La mamma di Sestina, la signora Caterina è scoppiata a piangere.
Ma il sollievo di mamma Caterina è durato poco, al suo posto un dolore lacerante. «E’ subentrata la consapevolezza che la figlia è stata uccisa, è questa la cosa che più l’ha toccata - dice ancora Luccisano -. Andrea Landolfi stato condannato a 22 anni di carcere per omicidio e non per omissione si soccorso. E per una madre ascoltare quelle parole è stato doloroso».
Tra tre mesi saranno rese note le motivazioni che hanno spinto i giudici di secondo grado a stabilire la colpevolezza del 33enne romano. «Un dato certo - spiega l’avvocato di parte civile - è che con lo stesso materiale probatorio si è giunti a una conclusione diversa. Perché è vero che è stata fatta la rinnovazione istruttoria, ma non c’è stata nessuna nuova perizia. Nemmeno la nonna di Andrea, che si è avvalsa della facoltà di non rispondere, ha fornito elementi nuovi sulla vicenda. Così come i consulenti e i periti che hanno semplicemente confermato quanto detto a Viterbo. Per questo siamo molto soddisfatti, perché giudici della Corte d’Assise d’Appello ci hanno dato ragione».
A Roma per la sentenza non c’era solo la mamma di Sestina ma anche i suoi due fratelli che hanno accompagnato la signora Caterina in questo viaggio dalla Calabria. «Sono venuti perché credono ancora nella giustizia - conclude Luccisano - e la volevano fortemente per la loro figlia e sorella».