Ricorda con angoscia le leggi razziali e quei due compagni scomparsi dai banchi nel 1938. Prima, i pomeriggi trascorsi a giocare a casa dell’amico Paolo e dei suoi sette fratelli e sorelle a piazza Bologna. «Cantavo Tango del mare, ma a luci spente perché mi vergognavo, altre volte - dice - ci spingevamo addirittura a ballare...». Un anno, poi, «in classe eravamo così tanti che ci misero a studiare nell’anfiteatro, all’ultimo piano, e dalla finestra si vedeva tutta Roma». Amava fare ritratti «e per una caricatura di Chamberlain dipinta sulla copertina di un libro, fui sospeso per tre giorni insieme ad altri due compagni». Il giorno in cui bombardarono San Lorenzo «ero a giocare a calcio a villa Borghese e mi salvai: quando tornai a casa trovai i miei amici e compagni di scuola sotto al portone, erano corsi da me perché erano preoccupati». Luciano Giomi, 97 anni, è un libro tutto da leggere, uno di quei testi che porteresti ovunque e sempre, perché le parole tracciate sulla carta sono in grado di farti entrare in mille mondi e ti insegnano tanto.
L'appello su Facebook
L’altro giorno ha deciso di lanciare un appello su Facebook per ritrovare i suoi compagni di classe. «Ricordo tutto degli anni del liceo, ogni volto, ogni episodio». «Sono stato alunno del Ginnasio Liceo Classico Giulio Cesare dall’anno scolastico 1936-37 all’anno scolastico 1942-43, per sette anni consecutivi, sempre nella sezione F» ha scritto sul social. «Il preside era Guido Rispoli, insegnanti al ginnasio e al liceo: Amoroso, Martini Cavagnis, Bianco, Santoro Passarelli, Zabban, Senatore».
Un dolore per Luciano che ancora oggi lascia il segno. La maturità l’ha poi presa al Piccolomini di Siena, ha proseguito gli studi all’università, si è sposato, ha avuto due figlie. Ha fatto una grande carriera dopo essere tornato a Roma fino a diventare dirigente della presidenza del Consiglio dei Ministri. «Ero esperto di giustizia amministrativa». Luciano, mentre racconta la sua vita da San Gimignano dove vive da tempo, pedala sulla cyclette. «Devo tenermi in forma». Giomi andò volontario in guerra al fianco degli Alleati e venne ferito dai tedeschi. E poi una delle sue più grandi soddisfazioni: «Ho scoperto una città medievale a Castelvecchio, ho scritto tanti libri sul tema». E ora un desiderio: «Sapere che fine hanno fatto molti dei miei compagni, magari rivederli». Il suo post ha ricevuto tantissimi commenti e tantissimo affetto.