Leonardo Muratovic, il ghigno del killer in aula: al processo esplode la rabbia del padre del pugile ucciso

Bagarre nella prima udienza presso la Corte d’Assise di Frosinone, che vede come imputati i due fratelli orginari del Maghreb, Adam e Ahmed El Drissi

Leonardo Muratovic, il ghigno del killer in aula: al processo esplode la rabbia del padre del pugile ucciso
di Karen Leonardi
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Mercoledì 6 Marzo 2024, 13:05

Nell’aula parla la fidanzata della vittima, il giovane  pestato a morte in una serata che doveva essere di svago. C’è silenzio nel pubblico, rispetto per la tragedia. Ma l’imputato non si trattiene, ad un tratto sul suo volto si disegna un ghigno, dal sapore di beffa. E a quel punto esplode di nuovo la rabbia del padre dell’ucciso, la  stessa che poche ore dopo il delitto lo aveva spinto a scagliarsi contro due buttafuori. Parole grosse e tensione al processo per l’omicidio di Leonardo Muratovic, il giovane pugile ucciso a coltellate ad Anzio il 17 luglio 2022, dopo una lite scoppiata all'interno del locale "La Bodeguita" e terminata tragicamente davanti all'uscita.

Bagarre nella prima udienza presso la Corte d’Assise di Frosinone, che vede come imputati i due fratelli orginari del Maghreb, Adam e Ahmed El Drissi, di 22 e 27 anni, nati e residenti ad Anzio e del connazionale Amor Hadj, di 29 anni, difesi dagli avvocati Cesare Gai, Serena Gasperini e Angela Porcelli.

La reazione del padre del pugile, ucciso sulla Riviera Mallozzi, ha spinto il Presidente della Corte, Francesco Mancini, a chiedere l'allontanamento di Fahrudin Muratovic, croato di origini e residente ad Aprilia, l'uomo che era stato condannato per tentato omicidio e poi affidato ai servizi sociali per l'accoltellamento di due buttafuori all'interno del commissariato di Anzio.

La lite fuori dal locale

A ricostruire quella drammatica  serata di due anni fa è stata l'ex fidanzata di Muratovic, una ventenne originaria del Brasile. La giovane donna ha raccontato del parapiglia creatosi all'interno del locale quando i fratelli tunisini avevano intimato a Leonardo Muratovic di andare via per non avere problemi. Ma una volta fuori il venticinquenne venne accerchiato dagli imputati e da altri giovani non identificati e colpito ripetutamente a calci e pugni. La testimone ha ricordato che il venticinquenne  buttò giù a terra uno degli aggressori, ma pochi istanti dopo fu raggiunto da violenti fendenti, uno alla bocca dello stomaco e un altro al fianco, sferrati con due coltelli differenti, impugnati da mani diverse. Dopo la deposizione della teste, sono stati ascoltati il buttafuori e un’amica della vittima, che hanno potuto ricostruire altri dettagli di quella tragica notte d'estate sul litorale romano, confermando, seppure con alcune divergenze, la versione resa dalla giovane sudamericana. All'udienza era presenti i familiari del pugile di Aprilia, che si sono costituiti parte civile. I parenti sono stati rappresentati dagli avvocati Francesco Potini e Francesco Mercadante. I tre imputati avevano chiesto il rito abbreviato, che però la Corte ha respinto, contestando a tutti gli imputati l'aggravante dei motivi abbietti o futili. .
« L'udienza ha confermato - ha commentato al telefono  l'avvocato Potini, uno dei legali delle parti civili -che l'impianto accusatorio è solido e a nostro avviso difficilmente scalfibile. L'atmosfera in udienza è stata a volte tesa, è vero, ma ci rendiamo conto della posizione dei familiari della vittima che si trovano nella stessa aula con gli imputati della morte del loro caro». La prossima udienza è stata fissata per il 19 aprile quando verranno ascoltati gli investigatori che hanno portato, con le indagini, alla faticosa individuazione dei presunti responsabili dell'omicidio. 

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