Sbagliare non è un’opzione. Roma ha cinque giorni per avvicinarsi al traguardo di Expo 2030. E per farlo dovrà giocarsi tutte le carte a disposizione. Il centro storico e le rovine romane, il clima e il buon cibo, il fascino di architetture antiche e moderne. E soprattutto l’innovazione del progetto italiano: il parco solare urbano più grande al mondo all’ombra della Vela di Calatrava, sulla spianata di Tor Vergata. Indotto stimato: 50 miliardi di euro, 300mila posti di lavoro.
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IL PROGRAMMA
Arriveranno stasera a Fiumicino i quattro ispettori del Bureau International des Exposition (Bie). A guidare la squadra che dovrà valutare la candidatura della Capitale il segretario greco Dimitri Kerkentzes, già in visita a gennaio per un primo sopralluogo. È un test decisivo nella maratona che porterà Roma a sfidare questo autunno le rivali Busan (Corea del Sud), Riad (Arabia Saudita) e Odessa (Ucraina).
Peraltro mentre Roma attende ancora la nomina di un nuovo prefetto per sostituire Bruno Frattasi. Allerta massima, dunque. L’agenda della visita è ancora in via di definizione. Martedì il team di ispettori sarà accolto da Gualtieri in Campidoglio per sfogliare il dossier da 618 pagine sulla candidatura romana alla presenza del Comitato Expo presieduto dall’ambasciatore Giampiero Massolo. Riunione operativa cui seguirà la visita degli ispettori al Museo dei mercati traianei. Sarà questo fino a venerdì il loro “quartier generale” che ospiterà gli incontri istituzionali. Martedì sera una cena a Palazzo Altemps, mercoledì la giornata clou con la visita al Parco dell’Appia Antica e il Parco degli Acquedotti lungo i quali si dipanerà il percorso di Expo 2030. E ancora, il tour nel sito di Tor Vergata e alla Vela di Calatrava alla presenza dell’architetto Carlo Ratti. L’ispezione proseguirà giovedì con la visita a Palazzo Chigi da Meloni e in serata una tappa sotto le volte affrescate della Cappella Sistina. Venerdì sera la gran chiusura con uno spettacolo di droni e luci proiettate sul Colosseo organizzato ad hoc.
LA DIPLOMAZIA
In mezzo gli incontri con buona parte dei ministri, da Salvini a Tajani fino ad Urso e Giorgetti. Mobilitazione totale, dunque. La stessa che l’Italia ha messo in piedi sul fronte diplomatico. Dopo l’inatteso endorsement della Commissione Ue, che a marzo ha promesso di mobilitare tutte le sue sedi diplomatiche all’estero per sostenere l’unica candidatura europea in campo, il governo prosegue la caccia ai voti dei 155 Paesi membri del Bie che serviranno per battere la concorrenza. Specie quella saudita, la più temibile anche per il massiccio sostegno finanziario che Riad ha mobilitato per la causa. In ogni suo vertice bilaterale con capi di Stato e di governo Meloni ha finora cercato di perorare la causa italiana, dall’incontro a Roma con i premier olandese e spagnolo Mark Rutte e Pedro Sanchez alla visita in Etiopia di venerdì e sabato. La partita è in salita. Ma si giocherà fino all’ultimo minuto.