Le famiglie del Lazio tagliano quanto più possono per far quadrare i conti a fine mese. E due sono le cose: o tornano a fare le pulizie in casa o si buttano sulle collaborazioni in nero di colf, badanti e babysitter stracciando i contratti regolari. Sono i numeri del Report 2023 dell’Osservatorio Inps sul lavoro domestico elaborati da Nuova Collaborazione (l’associazione nazionale dei datori di lavoro casalingo), a dimostrare il crollo. Nel 2022 i lavoratori domestici che hanno ottenuto i contributi pensionistici sono stati 123.157, in calo del 6,7% rispetto al 2021.
Le prospettive non sono rosee neanche per il 2023 e per le associazioni dei consumatori questo potrebbe essere dovuto anche al fatto che il lavoro nero è ancora una piaga che flagella la categoria.
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GLI IRREGOLARI
Ma a quanto ammonta il lavoro nero tra colf e badanti nella regione Lazio? Secondo Nuova Collaborazione a fronte di un regolare c’è un irregolare. «Riteniamo di poter stimare in almeno 130.000 quelli in nero - dice Alfredo Savia, presidente dell’associazione - Due sono le soluzioni: la prima è la defiscalizzazione del costo del lavoro domestico: è un sostegno che bisogna dare alla famiglia per sostenere il sommerso che in Italia supera il milione di persone. E poi serve fare una politica di flussi migratori costanti per dare una soluzione al problema del lavoro domestico in maniera omogenea e ovviare così anche al lavoro in nero».
LA CLASSE MEDIA
Per i consumatori il quadro che emerge ha luci e ombre e dimostra l’effetto dei tagli tra le famiglie del Lazio. «E’ un segnale dei tempi che cambiano: con la crisi che incombe, la classe media si sta sempre più restringendo. Il costo dei collaboratori domestici è sempre più elevato e molte famiglie riducono le assunzioni, non potendo permettersi colf e badanti - commenta Luigi Gabriele, presidente dell’associazione Consumerismo No Profit - Un trend che prosegue anche nel 2023, a causa delle conseguenze del caro-bollette e dell’inflazione alle stelle, fenomeni economici che hanno intaccato i redditi e tagliato la capacità di spesa delle famiglie. Al tempo stesso aumenta il sommerso, ossia la chiusura di contratti e regolarizzazioni, divenute troppo onerose, in favore del lavoro in nero». Per Gabriele, «c’è anche un altro aspetto che incide sulla riduzione di colf e badanti: l’irruzione dello smart working nelle nostre vite ha portato milioni di lavoratori a trascorrere più tempo in casa, dando loro la possibilità di dedicarsi alla cura di parenti anziani o malati e alle incombenze domestiche come la pulizia della casa, prima delegate a terzi».
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