Case occupate a Roma, beffa alloggi popolari: entrano prima gli abusivi

Sanatorie e leggi ignorate: così gli irregolari tolgono il posto a chi è in graduatoria da anni

Case occupate a Roma, beffa alloggi popolari: entrano prima gli abusivi
di Alessia Marani
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Venerdì 24 Marzo 2023, 23:58

L’unica graduatoria per le case popolari che sembra scorrere nella Capitale mentre i vertici del settore Patrimonio in Campidoglio chattano con i leader delle occupazioni abusive è quella “parallela” dedicata a questi ultimi. Per i quattordicimila romani in lista d’attesa (alcuni da decenni) l’alloggio, invece, resta un miraggio. Entra per primo chi occupa.

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Occupazioni a Roma, beffa alloggi popolari

Solo per il 2023 sono 500 gli appartamenti di “riserva” tolti dal paniere complessivo e messi a disposizione esclusivamente di coloro che provengono dalle cosiddette occupazioni storiche ossia quelle di edifici pubblici e privati finiti nella sfera dei movimenti organizzati di lotta per la casa e che da anni si tenta (con minimi risultati) di sgomberare.

Ma neppure tutti gli occupanti sono uguali. 


LE SANATORIE
All’Ater, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale, sono in lavorazione ben undicimila istanze di sanatoria presentate da altrettanti inquilini che abitano senza valido titolo in un appartamento popolare. Le domande seguono l’ultima sanatoria del 2020 (chiusa nel 2021) che riguarda le situazioni irregolari ante maggio 2014, ossia prima dell’entrata in vigore della legge Lupi che, tra l’altro, vieta la residenza e l’allaccio delle utenze a chi occupa immobili. E chi ha occupato dopo? Si vedrà, intanto è dentro come se nulla fosse e se occupa qualcun altro si provvederà un domani, magari con un’altra sanatoria. Finora è andata sempre così. 
«L’articolo 3 della Costituzione dice che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge - spiega Annamaria Addante, dell’Associazione inquilini e proprietari Ater-Erp di Roma - ma in questo caso non c’è uguale trattamento nemmeno tra gli stessi cittadini che occupano, figuriamoci per i regolari, le cui richieste rimangono inascoltate». 


IL MECCANISMO
Dall’Associazione spiegano il meccanismo: «Se un cittadino occupa un alloggio da solo perché è disperato e magari anche l’inquilino del palazzo dice “entra”, questo deve pagare la multa di 21mila euro e corre comunque il rischio di essere buttato fuori. Inoltre - dicono - si vede addebitare una indennità di occupazione rapportata all’età di costruzione del palazzo. Per cui se occupa in periferia la cifra può arrivare anche a 900 euro mensili, mentre se occupa in Centro sull’Aventino paradossalmente pochi euro. Invece coloro che si organizzano per occupare interi palazzi non pagano nemmeno acqua e luce e si vedono riconosciuta una corsia preferenziale per ottenere la casa popolare, anche se non sono mai stati in graduatoria. Il Comune parla con loro, l’assessore condivide in chat un atto prima ancora che venga deliberato e il cittadino onesto che si mette in lista d’attesa arriva per ultimo e la casa se la sogna».

 


Per effettuare il censimento di chi vive nelle case popolari di Roma e provincia, propedeutico anche per verificare la congruità del reddito e dei canoni, l’Ater dopo averci provato da sola nel 2018, di fronte alla valanga di imprecisioni rappresentate dai dichiaranti e alla giungla di richieste di chiarimenti pervenute, ha deciso di dare mandato a una rete di Caf riconosciuti di raccogliere le dichiarazioni degli inquilini. Ebbene la percentuale di irregolari è sorprendente. «Su circa 700 persone che si sono rivolte a noi - spiega Nico Leporani, responsabile di un Caf del Trullo, popolosa zona a Sud ovest di Roma - un quaranta per cento paga l’indennità di occupazione». 


SOLDI MAI PAGATI
Ma la paga davvero poi? Nonostante la cifra sia portata a bilancio, è difficile pensare che un occupante per necessità sia nelle condizioni di sborsare 21mila euro per una multa (che può rateizzare in Regione) e una “pigione” mensile superiore a quella di un legittimo assegnatario. Non basta. C’è sempre la speranza di una sanatoria, appunto, che potrà mettere una pietra tombale sul pregresso che, nel frattempo, cadrà in prescrizione. Beffa su beffa per chi è regolare. 


Intanto, a partire dal 2021 la Regione Lazio ha alzato la quota di riserva da destinare alle fragilità nelle occupazioni al 35% e il Comune di Roma, nel frattempo, l’ha istituita al 25%. Dei 350 appartamenti assegnati nel 2022 dal Campidoglio la maggiore parte risulta di fatto costituita proprio da questa fetta. Man mano che gli appartamenti dell’Ater si liberano ecco che una percentuale finisce in riserva, un’altra viene messa all’asta e venduta ai privati per ripianare i debiti. E chi è in graduatoria o continua a vivere nei residence resta a guardare. Come Antonella La Cava, 55 anni, separata, con un figlio e il fratello Giuseppe, di 60 anni affetto da un grave disagio psichiatrico a carico: «La mia famiglia combatte da vent’anni, quando era ancora in vita mio padre per avere una casa dignitosa, ma senza avere mai avuto una risposta».
 

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