Gabriele, lei ha avuto la prontezza di mettere in fuga i rapinatori che le hanno puntato contro la pistola. Lo rifarebbe?
«Conosco le armi, ritengo che avessero una scacciacani senza il tappo rosso. Queste rapine però ormai sono all'ordine del giorno. Il nostro quartiere, Vigna Clara, è preso di mira, così come altri a Roma, Prati, Flaminio, Parioli. Io ho avuto sangue freddo, ma se ci fosse stato mio figlio in macchina non saprei... Esco spesso per prenderlo o accompagnarlo a scuola. Non posso immaginare lo choc che avrebbe avuto. Anche giovedì c'era una ragazza giovane a passeggio con il cane che per poco non si imbatteva nel bandito armato in fuga. Non si può avere paura a girare per la strada».
Siete preoccupati nel quartiere?
«La preoccupazione c'è.
Ci sono "pali" nel quartiere?
«Sicuramente. Perché l'impressione che abbiamo tutti è che quotidianamente le nostre strade siano battute o presidiate da malintenzionati. Quando vedono un'auto di un certo tipo si mettono sulla sua scia, studiano i movimenti del proprietario. Io, per esempio, il Rolex non lo metto mai. Eppure giovedì l'ho indossato e subito mi hanno teso l'agguato».
Lei saprebbe riconoscere l'uomo che le ha puntato la pistola spaccandole anche i finestrini dell'auto?
«Aveva il casco nero integrale e uno scaldacollo a copertura parziale del viso. Non sarei in grado di riconoscerlo, ma avrà avuto circa trent'anni e aveva un accento spiccatamente napoletano».
Che cosa le ha detto?
«Semplice: "Dammi l'orologio o t'ammazzo". Avevo il rolex sul polso destro e quello prima ha spaccato il finestrino lato passeggero, poi quando ho fatto più volte avanti e indietro con l'auto per liberarmi di lui, suonando a più non posso il clacson per attirare l'attenzione dei passanti e dei soccorsi, ha mandato in frantumi anche quello sinistro in un ultimo tentativo. Dico a tutti: fate attenzione».
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