Troppi vincoli: la strada per il Flaminio è sempre più difficile da percorrere. Uno stadio di calcio per la serie A maschile lì è difficile da fare e la Lazio rimane ferma. Niente progetto. Almeno per ora: «Abbiamo fatto un accesso agli atti. Abbiamo visto cosa chiede la Soprintendenza statale. Con queste condizioni, è complicato proseguire». Questa la versione della società biancoceleste che ribadisce: «Come detto più volte nei mesi scorsi dal presidente, Claudio Lotito, noi siamo l’unico soggetto realmente interessato al Flaminio», ma con questi paletti non è semplice. I “paletti” sono contenuti in un parere che la Soprintendenza di Stato aveva reso lo scorso anno bocciando il progetto della Roma Nuoto scrivendo: «si ritiene che debba essere approfondita una proposta progettuale di conservazione che non comporti modifiche dell’impianto originario, dei rapporti dimensionali e architettonici, della percezione dello spazio nella sua interezza e delle diverse visuali e che abbia come finalità il recupero delle funzioni originarie senza l’inserimento di particolari e consistenti nuove destinazioni d’uso che comportano interventi di alterazione dello spazio architettonico, di adeguamento strutturale, normativo ed impiantistico».
LE CONDIZIONI
Tradotto: di quell’impianto progettato da Pier Luigi Nervi non si può toccare nulla. La Lazio questo parere lo ha ottenuto a fine estate con un accesso agli atti. E non a caso, da quel momento, la strada si è fatta più impervia: la società vorrebbe uno stadio da almeno 42 mila posti. Oggi ce ne sono a mala pena 24mila. E non poter modificare «l’impianto originario» significa semplicemente che 24mila posti sono e 24mila devono rimanere.
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