Avrebbe palpeggiato ripetutamente alcune studentesse minorenni all'interno dell'Istituto di istruzione superiore del quadrante sud di Roma in cui svolgeva il ruolo di docente di supporto.
È finito a processo con le accuse di violenza sessuale aggravata e atti osceni commessi in un luogo frequentato da minori, un professore di religione di 60 anni. I fatti sarebbero accaduti all'inizio del 2019 quando l'uomo, approfittando della condizione di inferiorità delle ragazzine, tutte sue studentesse, secondo l'accusa, le ha costrette a subire diversi e ripetuti atti sessuali che alcune volte si consumavano anche davanti al resto della classe. Sono tre le giovani vittime, che all'epoca frequentavano l'Istituto superiore Leon Battista Alberti, all'Eur, che hanno trovato il coraggio di denunciare e che ieri sono state ascoltate dalla quinta sezione del Tribunale di Roma alla presenza dell'imputato, oltre a una professoressa dell'Istituto.
LA TESTIMONIANZA
Per una di loro il ricordo è ancora talmente vivido e disturbante da aver chiesto ai giudici la possibilità come spesso accade nei casi di violenza sessuale di porre tra lei e il suo ex insegnante una struttura mobileper sentirti protetta, anche dalla sola vista di quell'uomo. All'epoca dei fatti, avvenuti quattro anni fa, la ragazza ora maggiorenne, aveva 17 anni. «Ero andata alla lavagna per fare un disegno, con la scusa di aiutarmi, mi aveva messo una mano sul fianco e una sulla mia mano, nel frattempo però si appoggiava dietro di me con il corpo - ha raccontato davanti al Tribunale - Me n'ero accorta infatti con una scusa mi ero allontanata ma quando sono tornata davanti alla lavagna ha ricominciato».Un episodio già riferito dalla ragazza ai pm, che infatti, nel capo di imputazione contestano all'imputato che mentre la studentessa era «intenta a realizzare un disegno alla lavagna», il docente «si poneva dietro di lei spingendo il proprio membro contro il corpo della ragazza che era girata di spalle, le cingeva più volte i fianchi, tenendole la mano con la scusa di aiutarla a fare il disegno». Un comportamento ripetuto poi quando «la minore ritornava alla lavagna, dopo essersi allontanata con la scusa di dover prendere un oggetto».
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