Tunisino precipitato dalla finestra del commissariato, il pm: «Omicidio colposo». Poliziotti interrogati

Tunisino precipitato dalla finestra del commissariato, il pm: «Omicidio colposo». Poliziotti interrogati
di Adelaide Pierucci e Corso Viola
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Mercoledì 9 Aprile 2014, 10:21 - Ultimo aggiornamento: 16:29
La Procura ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di reato di omicidio colposo sulla morte di Ben Hamdani Fethi, il tunisino accusato di violenza sessuale che l'altra sera, durante le procedure del fermo, è sfuggito ai controlli degli agenti e, ancora ammanettato, si è lanciato dalla finestra al terzo piano del commissariato Viminale schiantandosi sul marciapiede di via Farini. Un atto dovuto per il pm titolare dell’inchiesta, Paolo D'Ovidio, che per escludere qualsiasi coinvolgimento esterno ha disposto d'ufficio l'autopsia. L'esame è stato eseguito ieri pomeriggio dal medico legale Rosaria Aromatario dell'istituto di medicina legale della Sapienza, ma per gli esiti bisognerà aspettare.





GLI AGENTI

Il fascicolo comunque è stato aperto senza contestuali iscrizioni nel registro degli indagati: un atto dovuto per accertare se non ci siano state omissioni di controllo degli agenti durante la sorveglianza dell'indagato. Durante il sopralluogo il magistrato ha ascoltato gli agenti in servizio al momento dello schianto e tutte le ricostruzioni sono state concordanti. «Ero rimasto da solo con il fermato nella stanza», ha spiegato l'agente che era presente quando il tunisimo si è lanciato. «Sembrava scosso, ma non ubriaco e mi ha chiesto un bicchiere di acqua. Mi sono voltato di spalle un attimo per prendere la bottiglia e il bicchiere, senza allontanarmi, quando ho sentito l'urto contro le persiane accostate». Nel corso del sopralluogo gli investigatori hanno rilevato un'impronta di scarpa sulla sedia utilizzata dal tunisino per gettarsi nel vuoto.





LA FAMIGLIA

«Lunedì mattina Ben è uscito presto per andare a Roma, poi mi hanno avvisato che era morto» dice la moglie del tunisino. Graziella Pasqualetti ha la voce rotta dall’emozione, parla piano per non farsi sentire dai quattro figli, ancora non ha detto loro che il padre non tornerà più. «Possono dire qualunque cosa di Ben, ma per noi era la luce, un gioiello di marito e di padre, io non posso dire altro e non mi interessa d’altro». Graziella abita da anni una villa lungo la strada che gira intorno alla Rupe: dalle finestre un panorama incantevole, nel giardino ben tenuto i giochi per i bambini, una casetta a di legno e il dondolo. Eppure per il dirigente del commissario di Orvieto, Ben Fethin Hendami non era certo uno stinco di santo: condannato in via definitiva per una violenza sessuale e per questo dal 2010 aveva vissuto per due anni agli arresti domiciliari, poi tanti piccoli reati consumati nel tempo: dallo spaccio di droga al furto. Una vita turbolenta che non aveva però mai incrinato il rapporto con Graziella, che appartiene ad una famiglia che gestisce da anni la gelateria più famosa di Orvieto. Il figlio più grande ha nove anni, quello più piccolo poco più di un anno. Lui da tempo faceva il pendolare con Roma dove si arrangiava come factotum di una ambasciata. Lunedì mattina era partito presto come al solito, poi nel pomeriggio è finito in manette. «Per me era un gioiello di uomo - insiste la moglie Graziella - non posso pensare ad un suicidio. Ben non era certo il tipo».





LA DENUNCIA

L’ultima serie di guai giudiziari per Ben Hamdani Fathi comincia dalla denuncia di una ventiduenne: «Ha tentato di violentarmi».
E’ una ragazza di 22 anni, cittadina italiana di origini venezuelane. Venerdì scorso si presenta al comissariato Viminale insieme al suo ragazzo. E’ scossa. Racconta che il tunisino si sarebbe spacciato per un diplomatico degli Emirati Arabi. I due si erano conosciuti qualche giorno prima nell’albergo in cui lei lavora, in via XX Settembre, e lui le aveva fatto credere di essere un facoltoso imprenditore che nel giro di poco avrebbe comprato l’albergo. Si rivedono giovedì, lui millanta conoscenze in alcune compagnie di volo, poi finiscono in un appartamento di via Bissolati. Le dice: è mio, ne ho altri. Poi, denuncia la ragazza, tenta di violentarla.
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