Scambio embrioni al Pertini, riapre
il reparto. Zingaretti: nuove misure di sicurezza

Il tesserino digitale
di Laura Bogliolo
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Lunedì 3 Novembre 2014, 14:39 - Ultimo aggiornamento: 18:59

ROMA - Un tesserino con un identificativo digitale associato al materiale prelevato, la tracciabilità dei dati, nuovi supporti tecnologici, allarmi e sistemi di rilevazioni dati e la promessa che errori non possano più avvenire.

Riaprirà la prossima settimana il centro per la procreazione medicalmente assistita dell'Ospedale Sandro Pertini di Roma dopo sei mesi dalla nota vicenda dello scambio di embrioni. Questa mattina la presentazione del nuovo centro da parte del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, il coordinatore della Cabina di Regia del Ssr Alessio D'Amato e il Direttore Generale della Asl RmB, Vitaliano De Salazar.

CENTRI ACCREDITATI. Il governatore Zingaretti ha spiegato che a 10 anni dalla legge sulla procreazione assistita è stata creata la rete regionale dei centri accreditati in base standard severissimi per quando riguarda la procedura di sicurezza. «Dopo dieci anni - ha detto il governatore - oggi possiamo dire che, entro dicembre 2014, i centri operativi per la fecondazione assistita saranno 21, perché 21 sono centri che hanno risposto positivamente ai requisiti minimi fissati per far parte della rete regionale». Sette sono pubblici e il resto privati, due dei quali sono a Sora e a Frosinone. «Di una platea di 48 centri registrati presso l'Istituto superiore di sanità, - ha spiegato - solo 21 sono in possesso dei requisiti».

Tra questi c'è il centro di Fisiopatologia del Pertini, lo stesso dove ad aprile esplose il caso dellos cambio di embrioni tra due coppie. La biologa che eseqguì lo scambio non lavora più presso la struttura.

NUOVI STRUMENTI PER LA SICUREZZA - A descrivere le nuove procedure per la sicurezza De Salazar che in particolare ha parlato di un tesserino con codice a barre che viene consegnato alle coppie dopo essersi registrati. L'identificativo serve per individuare le provette. «La coppia accede al Pertini e viene subito accolta in un'apposita stanza di accettazione e questo è il primo passaggio importante - ha spiegato De Salazar - prima il riconoscimento era effettuato solo verbalmente e con documento. Oggi, in aggiunta, viene realizzato un documento con fotografia e un codice a barre. Questo é il documento interno per procedere ai vari passaggi successivi. Da questo momento dunque c'é la chiamata verbale, il riconoscimento da foto e anche il codice colore. Poi si procede con le varie visite e si passa alla fase del laboratorio. Qui diventa impossibile sbagliare, perché dopo aver fatto i prelievi e una volta che il materiale viene messo in laboratorio perché maturi, quando viene ripreso c'è sempre la rintracciabilità informatica».

LA SEGNALAZIONE DI EVENTUALI ERRORI - «Se uomini e donne vengono accoppiati male, non c'é il match e scatta un semaforo rosso e la procedura si impalla, il biologo non può proprio proseguire - ha sottolineato - e non può rimuovere l'ostacolo da solo, ma devono farlo in due. Per questo sostengo che non si può più parlare di errore umano, ma solo di dolo. Ma neanche di quello, perché bisognerebbe essere in due a farlo».

120 COPPIE PRONTE - Dalla prossima settimana riprenderanno gli interventi nel centro di procreazione assistita. Sono state richiamate le 120 coppie che erano in attesa. Solo il 5% ha rinunciato, poiché nel frattempo aveva intrapreso strade diverse.

IL DECRETO - Zingaretti ha annunciato che domani incontrerà il ministro della Salute Beatrice Lorenzin per presentare il decreto attuativo dei Piani operativi approvato qualche mese fa. «Un decreto - ha aggiunto - che creerà la rete delle cure del Lazio

nella quale entra a pieno titolo, finalmente, anche la rete dei centri di procreazione assistita. Questo contribuirà a portare serenità a tutti i cittadini, ai quali possiamo dire che abbiamo lavorato per garantire massima sicurezza e tranquillità».

LO SCAMBIO DI EMBRIONI - Il 6 dicembre dello scorso anno, nel centro di Fisiopatologia del Pertini due coppie furono sottoposte alla procreazione medicalmente assistita. La biologa che si occupò dei casi, scambio le provette (i cognomi delle coppie erano simili). Ad aprile esplose il caso. Una delle coppie riuscì a portare a compimento la gravidanza e nascquero due gemelli. Secondo i carabinieri dei Nas il lavoro della biologa «denota negligenza e imperizia atteso che per evitare lo scambio degli embrioni era sufficiente verificare quanto riportato in cartella clinica». I bimbi furono partoriti a L'Aquila e subito registrati all'Anagrafe. I genitori biologici hanno ingaggiato una battaglia legale per riaverli.

laura.bogliolo@ilmessaggero.it

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