Zingaretti: «Il Lazio guida della ripartenza. La cosa più bella? Avere risanato il debito»

Il governatore lascia dopo 10 anni. No alla legge sull’autonomia: «Il Paese potrà farcela solo se si sta insieme»

Zingaretti via dopo 10 anni: «Il Lazio guida della ripartenza. La cosa più bella? Avere risanato il debito»
di Mario Ajello
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Venerdì 11 Novembre 2022, 00:47 - Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 09:04

Ultimo giorno, dopo 10 anni, da presidente del Lazio per Nicola Zingaretti. I brindisi, le lacrime, i sorrisi. E un lascito: «Il potere - spiega lui dopo aver firmato le dimissioni - va gestito per servire le istituzioni e le persone e non per se stessi». Zingaretti è stato infatti un presidente che ha privilegiato il pragmatismo rispetto al protagonismo. E non tanto per un fatto caratteriale, quanto perché il suo modo di intendere la politica è questo. E se la commozione sua e dei suoi, nel momento del commiato, è legata al fatto che dieci anni di vita sono stati importanti e appassionanti per tutti, i sorrisi raccontano un approccio e sperano di valere come un esempio. «Stiamo sorridendo - racconta Zingaretti - perché abbiamo fatto il nostro dovere. E non tanti nella politica italiana e nell’amministrazione si comportano come dovrebbero. Per noi invece è stato naturale essere ciò che siamo». E ancora: «Facendo un bilancio, la cosa più bella di questo decennio è che non solo il Lazio non rappresenta più un problema nazionale, come quando aveva purtroppo il 50 per cento del debito sanitario di tutta l’Italia, ma ora con l’arrivo dei 18 miliardi di fondi europei che abbiamo conquistato, compresi quelli del Pnrr, possiamo diventare i leader della rinascita italiana». 

Legge e rilegge Zingaretti il giudizio, appena arrivato, di parifica 2021 del rendiconto in cui la Corte dei Conti regionale certifica la bontà del lavoro svolto e il miglioramento del risultato finanziario rispetto all’esercizio precedente. «Sono molto contento. Tanti problemi sono ancora da risolvere, ma la cifra di tutto il nostro impegno è stata quella di un riscatto e di un rilancio per il Lazio». Segue un sorriso anti-retorico, perché anche questa - la totale assenza di pose da miles gloriosus - è stata una cifra del personaggio. I giudici della Corte dei Conti nel 2013 avevano detto che praticamente da circa dieci anni il Lazio era in una situazione d’insolvenza finanziaria. Poi viene imboccato il lungo percorso virtuoso. Continuerà? Rischia d’interrompersi? Zingaretti sembra più fiducioso che preoccupato. «I pendolari hanno autobus nuovi, il 90 per cento dei treni regionali sono nuovi, i ragazzi e le ragazze del Lazio ricevono borse di studio e residenze per studiare come mai era accaduto prima. Voglio dire che sono contento che nella nostra regione ci siano minori diseguaglianze e maggiore giustizia sociale. Sarei stato felice, ma accadrà tra qualche giorno, di inaugurare il nuovo treno della Roma-Lido». La linea horror. «Sì, ma era gestita dall’Atac. Ora il Cotral ha comprato treni nuovi per 100 milioni, stiamo rifacendo tutte le stazioni e sarà la metro-mare. L’altro grande sogno, non realizzato ma è totalmente finanziato e si farà, è la ciclo-mare». E qui verrebbe da sorridere amaramente: si farà prima ad andare in bici da Roma a Minturno piuttosto che avviarsi in auto lunga la Pontina che resta l’inferno di sempre? Verso Nord la ciclo-mare arriverà fino a Pescia Romana. E, appunto, la Pontina? «Abbiamo fatto bene a darla all’Anas», spiega Zingaretti: «E anche l’autostrada Roma-Latina sarà realtà, tutti i contenziosi sono stati risolti».
Per dirla con la canzone del suo amato De Gregori, ha avuto pagine chiare e pagine scure questo decennio zingarettiano.

Il sisma di Amatrice rientra nella seconda categoria. «Un trauma della vita», lo definisce l’ex presidente. E un gran lavoro per ridare speranza a chi rischiava di perderla. Per non dire, poi, dell’emergenza Covid su cui nessuno ha da ridere - Lazio eccellenza nella lotta al contagio - ma c’è anche altro. «Fa piacere - incalza Zingaretti - che tutti abbiano dimenticato l’abisso del commissariamento della sanità che per 12 anni ha impedito assunzioni e investimenti. Nel 2013, si poteva assumere solo 63 persone all’anno. Sa quante ne abbiamo assunte invece nell’ultimo biennio? 10mila. E stiamo costruendo 6 nuovi ospedali». 

Contro il malaffare ha vinto la tensione morale, «che valga anche come investimento per il futuro». Quanto all’autonomia, Zingaretti non ne è un fan. «Io non ho avanzato alcuna richiesta in questo senso. Perché l’Italia o ce la fa insieme o non ce la fa nessuno». A questo punto, viene da chiedere: per lei è stato più complicato fare il presidente del Lazio regionale o il segretario del Pd? «Alcuni problemi che sono emersi in questa fase, li avevo segnalati al momento delle mie dimissioni. E continuano a farmi soffrire». Quasi quanto la fa soffrire Conte che nel Lazio non sta con voi? «Sono molto dispiaciuto. Una cosa è non fare un’alleanza ma una follia è, per motivi di politica nazionale, rompere un’alleanza regionale che già c’è e ha funzionato». Su D’Amato, o Leodori o altri, Zingaretti non si sbilancia, e neppure sulle primarie: «Nelle monarchie chi se ne va decide il successore, in democrazia non funziona così». Intanto Zingaretti è diventato un deputato romano, molto particolare, e guarda avanti: «Non perdiamoci di vista».

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