Roma. Il papà: «Sarah si è rovinata a scuola», il primo buco e poi l'inferno

Roma. Il papà: «Sarah si è rovinata a scuola», il primo buco e poi l'inferno
di Raffaella Troili
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Sabato 11 Giugno 2016, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 12:29

«Era la mia regina. L'ho cresciuta, educata e amata, qui nel verde, col fratello Francesco. A scuola, a Civitavecchia, si è rovinata. Lì spacciano e fumano tutti». Francesco, il padre di Sarah Bosco, la 16enne morta di overdose in un padiglione abbandonato del Forlanini, non ha la forza di piangere, c'è il figlio di Francesco di 12 anni davanti e cerca di darsi un contegno. «Guarda il sugo, giralo» e intanto si asciuga una lacrima. «Le amicizie sbagliate, non sapevo niente, quando ho capito era già tardi. Vorrei averla qui, tornare indietro, chiuderla in casa, farle capire con le buone o con le cattive, che stava sbagliando. Ma ormai».

Guarda le foto appese alle pareti, ricorda l'ultima fuga della figlia dalla comunutà di recupero. «Domenica alle 16. Sto venendo a casa ci ha detto, poi non so che è successo. E' andata verso Roma, la mamma l'ha rintracciata: Ti vengo a prendere le ha detto e lei si mamma ti aspetto. E' stata tutto il pomeriggio e la notte a cercarla Katia, si erano prima date appuntamento alla Stazione Termini, ma non l'ha vista. Ha ritelefonato era in una sala da biliardo, «ti aspetto qui». Mia moglie ha continuato il giro ma niente, è andata nei giardini vicino alla Stazione dove è piendo di drogati. Uno straniero le ha detto, prova ad a andare al Forlanini, dove mia figlia già altre volta si era addormentata in una stanza abbandonata».

L'ODISSEA
Un'odissea, quella della mamma di Sarah, «ha scavalcato un cancello, si è persa, alla fine ha preso il pullman, la mattina però è tornata a cercarla Prova ancora, le hanno detto ai giardinetti, di solito va a dormire lì». Katia ha di nuovo scavalcato il cancello, alla fine l'ha trovata. «Era sdraiata su un lettino, il muso viola. ha provato a rianimarla, sotto c'era un'ambulanza un ragazzo è corso a chiedere aiuto ma gli hanno risposto che dovevano chiamare il 118 per poter intervenire...».

Racconta e prende coscienza dell'epilogo tragico di quella che è stata l'ennesima fuga di sua figlia, tossicodipendente, forse coperta dalla mamma alla quale era visceralmente attaccata. La moglie è a Roma convocata dal giudice, lui è nella casa di Santa Severa tra cani, gatti e un treno che passa così vicino che ci vuole un po' ad abituarsi. «La amavo con tutto il cuore, l'hanno drogata, l'hanno ammazzata. Non le facevamo mancare nulla, all'Alberghiero si è rovinata, negli ultimi mesi si era ripresa, ma non voleva stare in quella struttura di Perugia, L'Isola che non c'è era troppo lontana, lei voleva scappare, voleva stare con la mamma, diceva: se resto in comunità mi ammazzo, ma gli assistenti sociali non sentivano ragione e noi era un mese che non potevamo vederla».

Ricorda le telefonate strazianti tra madre e figlia. «L'avevano portata via senza biancheria, senza niente, non si trovava bene. Noi aspettavamo il permesso per andare a trovarla, era sola».
Non si era accorto del tunnel in cui era precipitata sua figlia, fino a quando non aveva capito che rubava i soldi alla moglie. «Era lei che le stava più appresso, non sapevo che faceva uso di droga e che le rubava il denaro, Alla fine era troppo tardi quando l'ho scoperto, l'avrei ammazzata per cercare di aiutarla, per cercare di spiegarle come stavano le cose».
 

Quando sono iniziate le discussioni Sarah già era persa. Quante volte ha ripetuto «Mamma te lo prometto, basta con la droga, un sacco di volte, ma dopo un po' ci ricadeva. Da piccola, era la mia regina, me la portavo sulle spalle, in braccio, guai a chi me la toccava».

«IO QUI MI AMMAZZO»
Francesco, ex muratore in pensione, è in cucina con il figlio. «Ce l'hanno portata via i servizi sociali, almeno le potevano trovare un posto più vicino, lì non ci voleva stare, in un mese non ce l'hanno fatta vedere nemmeno una volta. Ci mancava tanto, chiedeva sempre della mamma, ripeteva: voglio stare con voi, io qui mi ammazzo, ma nessuno ci ha voluto credere». Intanto della moglie non ha ancora notizie. Sarà ascoltata 5 ore dal pm, rischiando di finire indagata. Secretati gli atti.

LE LETTERE
I due uomini di casa aspettano, in quel casolare sperduto a ridosso dell'Aurelia, dove Sarah non tornerà più. Il fratellino ricorda le capriole, le rincorse, le gite al mare. Il papà ripete: «Non mi sono accorto di niente, fino a quando ho capito che rubava, che andava a Roma da maumau, gli zingari, gli stranieri a comprare l'eroina. Ho cominciato a dirle anche io qualcosa: Sì papà te lo prometto, ripeteva invece poi ricominciava». Voleva fare l'estetista, o la cuoca, come la mamma. E amava scrivere Sarah, lettere ai familiari, alla mamma, al papà, al fratello. Sono tutte lì nella stanza buia che divideva con il fratello in quel posto che un po' mette pace e un po' no.