Centro, licenze «a numero chiuso»: bloccate mille nuove aperture

Centro, licenze «a numero chiuso»: bloccate mille nuove aperture
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Domenica 2 Dicembre 2018, 09:46 - Ultimo aggiornamento: 10:20

Era stato presentato come l'atto che avrebbe salvato il centro storico dal commercio sregolato e dall'avanzata di negozi di dubbia qualità, minimarket compresi. Poi si è trasformato nel suo opposto con intere strade del sito Unesco e della Città storica che hanno sbarrato le porte a nuovi artigiani come orafi, liutai e galleristi. In barba a quelle che erano state le promesse dell'amministrazione capitolina, ovvero migliorare la qualità commerciale ma tutelare anche il sano sviluppo imprenditoriale. Eccolo il salotto di Roma dopo sei mesi dall'entrata in vigore della delibera 47 approvata dall'Assemblea Capitolina la scorsa primavera: le licenze sulle nuove aperture sono diventate a numero chiuso, ammessi i subingressi per alcuni locali, come i ristoranti, ma freno a mano tirato per chi vuole aprire ex-novo attività artigianali senza avere degli specifici requisiti di anzianità sull'iscrizione al registro delle imprese. Fino ad oggi più di mille giovani imprenditori si sono visti rifiutare dagli uffici del I Municipio il permesso ad aprire un'attività in moltissime zone.

LE CATEGORIE
La situazione è un po' paradossale. Anche perché chi fino ad oggi ha fatto richiesta per farsi approvare la cosiddetta scia ovvero la segnalazione certificata di inizio attività e procedere con l'apertura di un negozio o di un laboratorio fa parte di quel mondo tutelato dall'articolo 8 della delibera stessa, ovvero 23 categorie specifiche. Di chi parliamo? Di artigiani dai liutai ai librai , dei galleristi di coloro che promuovono cultura e arte contemporanea senza l'intenzione di aprire bar o nascondere bistrot tra le sale dei locali degli orafi, dei profumieri. Insomma di molti di quei soggetti che soltanto in teoria il Campidoglio e l'assessorato al Commercio sembravano voler difendere. Il nodo sta tutto in una clausola: l'iscrizione triennale alla Camera di Commercio o all'albo delle imprese artigiane e l'esercizio di quelle attività sempre da tre anni. Senza questo requisito il Municipio seguendo scrupolosamente le indicazioni del Campidoglio non può rilasciare alcuna autorizzazione. E dunque ai giovani imprenditori, agli artigiani da poco diplomati, ai galleristi che vogliono mettersi in gioco non resta alcuna opportunità. Tant'è vero che da sei mesi a questa parte più di mille persone si sono viste negare qualsiasi possibilità.

I RIFIUTATI
Chi c'è tra i rifiutati dal Comune? Un liutaio che aveva chiesto la scia per un laboratorio da allestire in via Giulia ma che, non avendo alle spalle l'iscrizione triennale in Camera di Commercio, è stato respinto. La sua richiesta è stata cestinata proprio per la stessa strada dove invece c'è un minimarket che continua a macinare incassi e guadagni. Poi c'è un gruppo di giovani barbieri divenuti famosi nel resto d'Europa con un'iscrizione alla Camera di Commercio di due anni. Via libera negato anche per loro che avrebbero dovuto aprire un barber-shop a viale Manzoni e un altro in via degli Zingari. «In questi mesi spiega Andrea Maria Ciotti, avvocato di un gruppo di giovani imprenditori moltissime persone non solo non hanno ottenuto i permessi, ma hanno anche perso ingenti risorse perché magari avevano affittato i locali e li avevano già iniziati a ristrutturare prima dell'approvazione del provvedimento in Assemblea Capitolina».

LE PERDITE
La delibera licenziata dall'Aula lo scorso aprile è entrata in vigore fin da subito e chi aveva già fatto degli investimenti li ha sostanzialmente persi. Le stime parlano di più di 500 mila euro andati in fumo negli ultimi sei mesi mentre più di 300 sono i ricorsi presentati al Tar. «Il Campidoglio non ha forse compreso gli effetti della delibera accusa l'assessore al Commercio del I Municipio, Tatiana Campioni il Centro sta morendo poco a poco. L'amministrazione dovrebbe metter mano alla delibera e modificarla almeno nella parte in cui si chiedono tre anni di iscrizione alla Camera di Commercio, va certo garantita l'iscrizione nell'albo degli artigiani ma andrebbe tolto il vincolo per il registro delle imprese». Per ora a Palazzo Senatorio o meglio al dipartimento Commercio di Carlo Cafarotti pensano ad altro.
Camilla Mozzetti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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