LA VICENDA
I fatti sono del 2011 e, per evitare l'andazzo ed escludere ogni sospetto, la direzione di Atac emette un ordine di servizio: vietato esporre contrassegni della municipalizzata dei trasporti. La situazione, però, non cambia. Multe a macchine alternate, pur davanti alla stessa infrazione. E quei contrassegni Atac sempre in mostra. Il direttore della sicurezza dell'azienda allerta l'ufficio ispettivo del patrimonio. E si decide di ordinare agli ausiliari di procedere alle multe in presenza di altrettanti ispettori. Un giorno ne scattano a decine. In ufficio, poi, i controlli. Quattro multe risulteranno avere una targa errata. «Ci siamo accorti - ha spiegato in aula il responsabile dell'ufficio ispettivo - che era stato annotato male un numero». Guarda caso, fa notare il pm d'aula Andrea Cerasi, per tre di quei quattro casi le auto multate con contravvenzioni sbagliate e quindi impossibili da riscuotere appartenevano ad altri ausiliari del traffico. «Trascrivendo sui verbali di accertamento targhe non corrispondenti a quelle realmente rilevate - riporta il capo di imputazione - le imputate arrecavano un ingiusto danno al Comune di Roma per il mancato introito, sia agli intestatari dei veicoli erroneamente indicati nei verbali». La G riportata sulla targa era diventata C, in particolare su due auto in cui era posto in vista un palmare in uso agli ausiliari della sosta, e in un'altra in cui era stata esposta una tessera del dopolavoro Atac. Per un'altra vettura la M si era tramutata in N grazie all'esposizione di un vecchio modulo, sempre della municipalizzata. L'Atac si è costituita parte civile, mentre le ausiliare furbette sono state spostate ad altri uffici.