Atac, giocano alle slot nelle ore di lavoro: licenziati due ausiliari

Atac, giocano alle slot nelle ore di lavoro: licenziati due ausiliari
di Lorenzo De Cicco
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Sabato 2 Aprile 2016, 11:27 - Ultimo aggiornamento: 3 Aprile, 09:41
«Giocare a poker è un lavoro duro», diceva Stuart Ungar, star del Texas hold'em. Chissà se la pensavano alla stesso modo, i due dipendenti dell'Atac che preferivano trascorrere le giornate di lavoro, regolarmente retribuite dalla municipalizzata capitolina dei trasporti, seduti sullo sgabello di un bar, davanti alle slot machine. Non saranno stati campioni del mondo alle World Series of Poker, come Ungar, ma con le carte avevano maturato una certa abilità, molto particolare, passando con destrezza sopraffina dal badge aziendale, strisciato puntualmente ai tornelli a inizio e fine turno, alle card virtuali che scorrevano sui monitor del videopoker. Cos'è il genio? Fantasia, intuizione e velocità d'esecuzione. A fare da guastafeste però ci si è messa l'azienda. Che tre giorni fa ha recapitato a casa dei due lavoratori una lettera che avvia un procedimento disciplinare che può portare dritto al licenziamento.

LE TELECAMERE
Le prove, d'altronde, sono schiaccianti: da qualche settimana infatti gli ispettori aziendali avevano iniziato a pedinare i due dipendenti, entrambi contrattualizzati come ausiliari della sosta. Un particolare non da poco, visto che proprio l'evasione dei ticket, dai bus alla metro ai parcheggi, è uno dei grandi mali della partecipata comunale, a cui il nuovo management vorrebbe mettere un freno. Solo sulle metropolitane, ha calcolato il nuovo direttore generale, Marco Rettighieri, il buco causato da centinaia di migliaia di “portoghesi” che salgono a bordo dei convogli senza pagare, si aggira intorno ai 60 milioni di euro all'anno. «Con quei soldi, potrei comprarci otto treni», ha detto il diggì, intenzionato a dimezzare la percentuale di evasione. Per riuscirci, avrà bisogno del sostegno di chi deve controllare. Anche per questo i due procedimenti avviati dall'azienda contro gli ausiliari-pokeristi assumono quasi un valore simbolico. Perché si possono anche raddoppiare i controllori (gli abilitati alle verifiche sono passati da 180 a quasi 400) ma se poi qualcuno durante il turno va a giocare alle slot, rischia di essere tutto inutile.
A incastrare i due dipendenti davanti alle macchinette, sono state le telecamere nascoste degli ispettori di Atac. Un'indagine tutta interna quindi. «Abbiamo fatto pulizia, senza aspettare le forze dell'ordine», dice Rettighieri. Che ora però potrebbe decidere di portare quelle immagini che immortalano gli ausiliari impegnati a schiacciare compulsivamente i bottoni delle note macchinette, anche in Procura.
Intanto, nei prossimi giorni, la Commissione disciplinare ascolterà i due dipendenti. Anche se, con queste prove in mano, i giochi sembrano quasi fatti. Far passare le mattinate al video-poker per giornate di lavoro, è davvero un azzardo. Con buona pace di Stuart Ungar.

lorenzo.decicco@ilmessaggero.it
 
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