LE TELECAMERE
Le prove, d'altronde, sono schiaccianti: da qualche settimana infatti gli ispettori aziendali avevano iniziato a pedinare i due dipendenti, entrambi contrattualizzati come ausiliari della sosta. Un particolare non da poco, visto che proprio l'evasione dei ticket, dai bus alla metro ai parcheggi, è uno dei grandi mali della partecipata comunale, a cui il nuovo management vorrebbe mettere un freno. Solo sulle metropolitane, ha calcolato il nuovo direttore generale, Marco Rettighieri, il buco causato da centinaia di migliaia di “portoghesi” che salgono a bordo dei convogli senza pagare, si aggira intorno ai 60 milioni di euro all'anno. «Con quei soldi, potrei comprarci otto treni», ha detto il diggì, intenzionato a dimezzare la percentuale di evasione. Per riuscirci, avrà bisogno del sostegno di chi deve controllare. Anche per questo i due procedimenti avviati dall'azienda contro gli ausiliari-pokeristi assumono quasi un valore simbolico. Perché si possono anche raddoppiare i controllori (gli abilitati alle verifiche sono passati da 180 a quasi 400) ma se poi qualcuno durante il turno va a giocare alle slot, rischia di essere tutto inutile.
A incastrare i due dipendenti davanti alle macchinette, sono state le telecamere nascoste degli ispettori di Atac. Un'indagine tutta interna quindi. «Abbiamo fatto pulizia, senza aspettare le forze dell'ordine», dice Rettighieri. Che ora però potrebbe decidere di portare quelle immagini che immortalano gli ausiliari impegnati a schiacciare compulsivamente i bottoni delle note macchinette, anche in Procura.
Intanto, nei prossimi giorni, la Commissione disciplinare ascolterà i due dipendenti. Anche se, con queste prove in mano, i giochi sembrano quasi fatti. Far passare le mattinate al video-poker per giornate di lavoro, è davvero un azzardo. Con buona pace di Stuart Ungar.
lorenzo.decicco@ilmessaggero.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA