Roma, ambulante morto: la procura va verso l'archiviazione

Roma, ambulante morto: la procura va verso l'archiviazione
di Michela Allegri
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Martedì 13 Giugno 2017, 22:59 - Ultimo aggiornamento: 14 Giugno, 14:44

Va verso l'archiviazione l'inchiesta sul decesso di Nian Maguette, l'ambulante senegalese di 54 anni morto a Roma, su Lungotevere de' Cenci all'inizio di maggio, mentre i vigili urbani stavano svolgendo un'operazione di antiabusivismo commerciale. La procura aveva aperto un fascicolo per omicidio colposo, ipotizzando una relazione tra la fine dello straniero e il controllo della municipale. Ora, però, agli atti dell'indagine è stato acquisito un video che immortala Maguette mentre scende da un autobus e raggiunge l'Isola Tiberina - luogo del blitz - solo dopo il passaggio dei vigili. Questa circostanza, unita al risultato dell'autopsia, che aveva stabilito che l'ambulante fosse morto per un infarto, porta ora i magistrati a propendere per l'archiviazione del caso.
 

 


Maguette si era accasciato al suolo mentre si allontanava dal luogo del controllo. Alcuni suoi connazionali avevano sostenuto che fosse stato investito da una moto delle forze dell'ordine, ma dall'accertamento autoptico non erano emerse fratture. Per il medico legale, infatti, lo straniero sarebbe deceduto a causa di un malore. Ora, con la scoperta del video che immortala Maguette lontano dal luogo del blitz, sembra cadere anche l'ipotesi che il malore in questione fosse stato provocato da un inseguimento a perdifiato ingaggiato dagli agenti.

Testimoni oculari avevano smentito la versione degli amici dell'ambulante. I gestori di alcuni negozi che si affacciano sul marciapiede dove si era accasciato lo straniero, avevano infatti dichiarato di non aver assistito ad alcun inseguimento: «L’abbiamo visto camminare velocemente, aveva in mano un sacco di plastica nero, come quello utilizzato per la spazzatura, si è accasciato. È arrivata una prima ambulanza, hanno cercato di rianimarlo, poi è arrivata una seconda ambulanza ma non c’è stato niente da fare», avevano raccontato i commercianti agli investigatori.

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