Processo Spada, commercianti e balneari: ecco le vittime del clan

Processo Spada, commercianti e balneari: ecco le vittime del clan
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Giovedì 7 Giugno 2018, 13:37 - Ultimo aggiornamento: 15:05
Sono circa quindici le persone vittime di violenze e vessazioni subite dal clan Spada e che hanno deciso di non costituirsi parte offesa nel maxiprocesso iniziato ieri nell'aula bunker di Rebibbia. Dalle carte dell'inchiesta, culminata con i 32 arresti del gennaio scorso, emergono i «profili» di chi è stato vittima di estorsioni e soprusi. I primo luogo hanno deciso di disertare l'aula i familiari di Giovanni Galleoni (detto Baficchio) e Francesco Antonini (Sorcanera), ammazzati ad Ostia nel 2011. Un omicidio, secondo l'impianto accusatorio, ordinato da Carmine e Roberto Spada.

Tra le vittime anche il titolare di una agenzia immobiliare data alla fiamme con una molotov il 16 novembre del 2011. Nell'ordinanza con cui la Procura ha chiesto e ottenuto il processo con rito immediato per 24 persone vengono citati anche i soggetti vittime di usura ed estorsioni come il titolare di uno stabilimento balneare di Ostia a cui il clan ha imposto, secondo l'accusa, il noleggio di attrezzature oppure al gestore di maneggio a cui il sodalizio ha chiesto l'assunzione di una persona e di accollarsi il debito che quest'ultimo aveva con gli Spada. Tra le parti offese compare anche Rita Di Silvestro, la signora a cui era stata assegnata una casa popolare e che sarebbe stata obbligata a cederla a Roberto Spada in cambio di un appartamento di cubatura minore. La signora compare anche tra i testimoni dell'accusa nel processo in corso per l'aggressione di Roberto Spada ad un giornalista della Rai, nel novembre scorso. Per tre volte è stata convocata ma non si è mai presentata.


«Un segnale inquietante ma che paradossalmente rappresenta plasticamente l'esistenza di una associazione a delinquere di stampo mafioso sul quel territorio». È questo il ragionamento che si fa in Procura il giorno dopo la prima udienza del maxiprocesso al clan Spada nel corso della quale le parti lese hanno disertato l'aula per paura decidendo di non costituirsi.
Per chi indaga è una decisione quella di non presentarsi nell'aula bunker «forse prevedibile ma che non lascia indifferenti. Ieri a Rebibbia non sono mancate solo le vittime delle vessazioni ma ciò che colpisci di più è la totale assenza di rappresentanti dell'associazionismo locale - spiegano da piazzale Clodio - di quelle sigle che sono attive nel quartiere di Ostia. Negli scorsi mesi c'è stata la risposta dello Stato, con arresti e con un presidio costante del territorio, ma tante persone che vivono ogni giorno questa realtà ancora oggi sminuiscono il fenomeno come opera di bulli o piccola malavita».

«C'è ad Ostia in questo momento un atteggiamento che tende a ignorare l'esistenza della mafia», ha dichiarato Raffaele Cantone, Presidente dell'Autorità Nazionale Anti Corruzione, a margine dell'annuale assemblea nazionale di Sos Impresa-Rete per la legalità tenutasi a Roma presso la sede di Confesercenti dal titolo «Racket usura e corruzione tra i tre reati contro l'economia e lo sviluppo». Nel commentare la decisione delle quindici presunte vittime delle violenze del clan Spada di non presentarsi parte civile alla prima udienza del processo in corte d'assise, il procuratore ha dichiarato: «Sarebbe un segnale importante se il mondo imprenditoriale, chi ha subito e chi non, si costituisse parte civile. Le battaglie non le possono fare solo le istituzioni pubbliche ma anche gli imprenditori».
 
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