Roma, ecco i video che incastrano il piromane dei cassonetti: arresto convalidato

Un frame del video
di Michela Allegri e Alessia Marani
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Mercoledì 18 Aprile 2018, 19:04 - Ultimo aggiornamento: 20:10

Eccolo in azione il piromane del Tuscolano nella notte del 25 marzo quando nel giro di un paio d’ore sono stati divorati dalle fiamme almeno una ventina di cassonetti dell’Ama. Cammina come se niente fosse, stretto nel giubbino rosso, il cappuccio sul capo, si avvicina al contenitore della carta e, con un accendino, appicca il fuoco. Poi, prima di dileguarsi, si volta indietro per vedere l’effetto che fa. Le telecamere di videosorveglianza di alcuni negozi lo riprendono mentre mette in azione almeno due dei cinque raid di cui è stato accusato, tutti nella zona compresa tra via Tito Labieno e via Quintilio Varo.
 



Una parte di Roma, quella del Tuscolano e dell'Appio Claudio, che Francesco D. S., classe 1992, nonostante fosse originario della Puglia, conosceva bene. Perché proprio lì a due passi si era trasferito da qualche mese. Il giudice l’altro giorno ha convalidato l’arresto del giovane, un barman con lavori stagionali in giro per l’Italia. Francesco è accusato di incendio doloso continuato. Non risulta avere precedenti e, quando i poliziotti del commissariato Tuscolano sono andati a bussare alla sua porta, inizialmente ha negato le contestazioni. Poi, messo di fronte all’evidenza delle prove, ha ammesso, anche se non ha voluto dare alcuna spiegazione. Gli agenti sono risaliti a lui dopo averlo riconosciuto proprio grazie ai video. Hanno anche ritrovato e sequestrato gli indumenti che indossava nei filmati.

 
 


Francesco è rimasto in silenzio anche davanti alla pm Tiziana Cugini e al gip, nell’udienza di convalida del fermo disposto dalla Procura. Resta dunque un mistero il perché il 26enne abbia incendiato i contenitori della municipalizzata. Al Tuscolano, da ottobre, sono stati bruciati almeno 200 cassonetti dell’Ama. Negli stessi mesi anche il litorale era stato interessato dallo stesso misterioso fenomeno, tanto che era stato sollevato il dubbio che dietro agli incendi si velassero minacce o intimidazioni sul settore Ambiente. Le indagini proseguono: c’è da chiarire se il ragazzo abbia agito in solitaria o se, addirittura, ci sia un mandante. Gli inquirenti sospettano che sia l’autore di altri roghi. Nel suo telefonino sono state trovate foto di cassonetti in fiamme. Molte altre immagini (spedite a chi?) potrebbero essere state cancellate.
 

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