Non solo incidenti/L’asfalto groviera un’offesa ai romani

di Paolo Graldi
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Sabato 1 Luglio 2017, 00:05
Duemilasettecento richieste di risarcimento, sette ogni giorno. Duemilasettecento cause di richieste di risarcimento verso il Comune di Roma per i danni causati dalla “epidemia buche”, la malattia più diffusa e pericolosa della Capitale.

Il dato viene estratto da una relazione riservata della Corte dei Conti che dovrà anche quantificare, in decine di milioni di euro, l’esborso richiesto alle casse del Campidoglio. Una voragine (di soldi pubblici) nelle voragini sull’asfalto cittadino, si direbbe. Le richieste degli utenti colpiti nelle più diverse forme da questa maledizione tutta capitolina mostrano come meglio e più sinteticamente non si potrebbe lo stato di abbandono delle nostre strade e le disastrose conseguenze che ne derivano.
 
Danni ai mezzi ma anche rovinose cadute con feriti anche gravi forniscono un quadro drammatico che va peggiorando perché l’operazione Stradenuove sbandierata dalla sindaca Raggi si limita per adesso a brevi e rarissimi tratti, come in via di Acquafredda dove la pubblicistica della sindaca mostra un “prima” e un “dopo” la cura, la strada ridotta a percorso di guerra per carri armati e cingolati e una striscia fresca d’asfalto con tanto di segnaletica da esposizione. 

<HS9>Le buche: non rappresentano più soltanto uno dei fattori di criticità assoluta e di paralisi organizzativa della Giunta insieme con l’emergenza rifiuti e il collasso della rete dei trasporti pubblici. 
Le buche sono il simbolo di un degrado diffuso, senza ormai eccezioni a cui appellarsi per dimostrare che il dissesto riguarda soltanto certe zone. In una vivace puntata di Porta a Porta, intervista arrembante di Vespa alla Raggi, il compassato conduttore ha aperto la trasmissione con un lunghissimo “tutututum”, il verso ai sobbalzi cui si è costretti, dalle Consolari alle vie del centro storico.

I rimedi, cioè le gare, tardano e dopo un anno sono ancora in corso gli espletamenti per l’assegnazione dei lavori: paura della corruzione, ci si schernisce, timore di mazzette volanti come purtroppo nel passato è accaduto, paura di scorciatoie sulla qualità dei materiali utilizzati, fatto sta che per paura di cadere nelle buche si lascia che prosperino e si diffondano come una autentica epidemia. Le cause intentate dai cittadini sono una faccia dolorosa, quasi rabbiosa, per un trattamento che ai romani costa più che in qualsiasi altra città: se ne ricava un sentimento di offesa e di frustrazione. Irrita il fatto che non si riesca ad andare al di là, dopo dodici mesi di nuova giunta, dal dibattito sul passato, sulla pesante eredità delle compagini di governo che si sono succedute negli anni e nei decenni.

Ai problemi di urgenza quotidiana che feriscono la qualità della vita degli abitanti, si risponde tratteggiando soluzioni avveniristiche, buone per i decenni a venire. Comizietti.
<HS9>Ciò vale soprattutto per il sistema dei rifiuti e per i trasporti soffocati da un immobilismo senza scusanti. Non si ha la minima sensazione che queste emergenze permanenti incontrano una consapevolezza del da farsi. 
<HS9>Gli uffici municipali che raccolgono le segnalazioni sono subissati di indicazioni esasperate ma sono impotenti. 

Esiste perfino un ufficio <HS9>Conciliazione per i danni arrecati dalle buche ma si dovrà presto andare ad una verifica (massimo rimborso per via breve al massimo 12 mila euro) sulla velocità di smaltimento delle pratiche. L’ufficio esiste, l’idea di istituirlo c’è stata, è il buon funzionamento che va verificato perché i segnali sono tutt’altro che buoni. 

Sul fronte caldo delle strade bucate si procede con innovazioni rivoluzionarie: sulla Salaria, per esempio, in certi lunghi tratti la velocità massima consentita è di trenta chilometri all’ora, come dire procede a passo d’uomo. 
<HS9>Le sospensioni delle auto e delle moto, in effetti, rischiano di meno. Su altre strade sono le pattuglie automontate dei vigili, a turno di ventiquattro ore, che sorvegliano come tesori a cielo aperto le buche recintate e segnalate ma le sentinelle del traffico sono mobilitate perché si teme il peggio.

<HS9>Nei giornali di mezzo mondo i corrispondenti e gli inviati sguazzano nella descrizione spesso persino esagerata di una Capitale allo sbando dove tutto sembra possibile e dove c’è bisogno della polizia a guardia delle fontane storiche utilizzate come vasche per pediluvi.
 
<HS9>Il paradigma della Capitale bucata deve essere risolto al più presto, con una determinazione che va cercata dai responsabili e pretesa dai cittadini. Non si può immaginare che un inviato del New York Times ottenga un pezzetto della autorevole prima pagina del suo giornale per segnalare Roma come la prima città di confine con l’Africa sub sahariana. 
<HS9>Un giornalismo sguaiato certo, ma anche esagerato?

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