Roma, rogo nella villa dei Casamonica, parla il nonno: «Le donne hanno il cervello corto, Concetta ha diviso la famiglia».

Roma, rogo nella villa dei Casamonica, parla il nonno: «Le donne hanno il cervello corto, Concetta ha diviso la famiglia».
di Ilario Filippone
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Martedì 9 Agosto 2016, 08:11 - Ultimo aggiornamento: 10 Agosto, 15:08

«La donna ha i capelli lunghi e il cervello corto», dice Nando Casamonica. Con il suo linguaggio allusivo, il giorno dopo il decesso del nipote Nicandro, morto carbonizzato nel pieno di un incendio che ha appiccato al civico 9 di via Capri a Ciampino, l'anziano patriarca è il solo delegato a parlare. Le sue parole suonano come una stoccata all'indirizzo della nipote Concetta, rea di avere allacciato una tresca clandestina con il cugino Romolo: «E' fuggita afferma - con un parente, nonostante i genitori di entrambi fossero contrari. La donna ha sempre diviso la famiglia. Ora la morte di mio nipote è una tragedia». Già, un clan da sempre spaccato in due. Da un lato, il papà di lui, Raffaele Casamonica, con a carico una sfilza di precedenti penali, proprietario della villa danneggiata dal rogo. Dall'altro, il papà di lei, il boss Guerino, smanioso di recuperare l'onore perduto. Sarebbe stato lui, sospettano gli inquirenti, a ordinare al figlio Nicandro di incendiare l'abitazione del cugino. Nell'ottica e secondo le regole del clan c'era da vendicare un affronto subito: il giorno prima, la figlia era fuggita di casa con il partner.

LA FAIDA
Coordinati dal capitano Emanuele Tamorri e dal tenente Alessandro Iacovelli, i carabinieri indagano per chiudere il cerchio. Si teme una ritorsione, un'azione vendicativa capace di innescare una faida interna: «Monitoriamo costantemente la situazione», assicurano gli investigatori. Eppure, un tempo, erano lui e l'altro, Raffaele e il più autorevole Guerino, gli inseparabili devoti al capomafia Vittorio: «Che nessuno nomini mio fratello Vittorio - sbotta don Nando - sennò ci penserà Dio. Non è mai stato condannato per mafia, ma continuano a definirlo un boss». Ha 73 anni, il più grande di 16 fratelli. Ogni giorno, afferma, se ne sta al civico 50 di via Domenico Baccarini, alla Romanina. Nell'ultimo periodo, ha cambiato look: non ha più i baffi, né porta il cappello alla messicana. Vive in una gigantesca villa in stile Scarface, dove due leoni in forma smagliante troneggiano, ruggenti, sulla scalinata d'ingresso. Sono scolpiti nella pietra, come le altre statue. Una raffigura Minerva, la dea della saggezza. Nando il saggio, così lo chiamano da queste parti, siede al centro del cortile. Non sta più nella pelle quando torna a parlare della fiaccolata antimafia organizzata in piazza don Bosco, il luogo in cui, lo scorso 20 agosto, suo fratello Vittorio è stato omaggiato e riverito con un funerale show.
 
IL FUNERALE SHOW
C'erano tutti per l'addio al padrino: capi, sottocapi, ragazzotti di buone speranze. Sono giunti in massa, con le tasche gonfie di soldi e auto lucenti. Tutti in fila per l'ultimo saluto al don deceduto per cause naturali: «Vittorio ribadisce il patriarca - è stato arrestato per truffa, mai per 416 bis. I politici di Roma, invece, hanno fatto cassa ai danni della povera gente, i migranti. Loro devono vergognarsi, non noi». Se non fosse per quel cognome pesante, Casamonica, la mafia dell'usura e dello spaccio in città, questo settantenne sembrerebbe un tranquillo pensionato di provincia. Un solo soprannome, J.R., come il ricco petroliere della serie televisiva Dallas. Di sé dice che è un cittadino modello, un pensionato incensurato. Il funerale del fratello, a suo dire, è costato «sotto i 10 mila euro».