Roma, allarme maltempo ignorato dal Comune

Isola Sacra (Ippoliti)
di Nino Cirillo
4 Minuti di Lettura
Martedì 4 Febbraio 2014, 08:02

Se si vince qui, se si vince questa battaglia, vinta la guerra. E infatti qui sono arrivati domenica sera, con la pioggia che sferzava le case senza pietà, i militari del VI reggimento del Genio, chiamati a un’operazione chirurgica: pompare acqua con le loro sette idrovore dal punto più basso dei canali di tutta Isola Sacra per riversarla al di là della spalletta di un ponte.

Da dove invece l’acqua scorre tranquilla in discesa verso la darsena. Semplice a dirsi. Semplice per chi non ha un’idea di quel fantastico reticolo di corsi d’acqua, quel sofisticato sistema di vasi comunicanti, che all’epoca in cui venne realizzato -nel 1926, in mezzo a campagne semi deserte- era un’opera avveniristica e forse anche più. E che oggi, con il selvaggio incalzare di villette e negozi, non regge, non può reggere piu. Semplice a dirsi anche per chi non sa che i militari del Genio sono qui a pescare acqua a un metro e mezzo sotto il livello del mare.

POMPAGGIO RADDOPPIATO

Avrebbe fatto molto più scena, magari, andare a toglierla di casa in casa. Ma il problema è qui, alla Stazione di Bonifica Permanent, è qui che si salva Fiumicino dall’acqua. E alle prime luci del giorno, con la pioggia che aveva concesso una tregua, si son visti i primi risultati: il pompaggio è passato da 2700 a 4.500-5.000 litri al secondo, quasi raddoppiato. Sono arrivati in tredici l’altra sera, tredici uomini in divisa, e sono diventati più di cinquanta nel corso della giornata. Giovanissimi, addestrati alla Cecchignola, reduci anche da missioni all’estero. Come l’uomo che lo Stato Maggiore dell’Esercito ha mandato sul posto, il generale di Brigata Pierluigi Monteduro.

RECUPERARE IL TEMPO

Ha 52 anni e viene da Lecce, ma soprattutto è stato impegnato per anni in Afghanistan e in Iraq: «Abbiamo partecipato ai piani di ricostruzione delle province. Abbiamo realizzato asili, ponti, case per la popolazione». I suoi occhi chiari scrutano il fango e le pompe, perché anche a Fiumicino bisogna fare bene e in fretta.

Perché, mentre sta per arrivare la quarta notte dopo l’alluvione, ci sono ancora interi quartieri in grave difficoltà. C’è da recuperare il tempo colpevolmente perduto nelle prime ore -a Fiumicino come tutt’attorno a Roma- con gli allarmi bellamente pubblicati sul sito di Roma Capitale eppure ignorati dal Comune, eppure arrivati alle varie sale operative solo alle sette del mattino di quel drammatico venerdì.

Via Trincea delle Frasche - anche qui, un gioco di nomi - è ancora un lago, come via Foscolo Montini, come via Dole, via Gerardo Moccia. Posti dove la rabbia ha perfino lasciato posto al senso civico: materassi, divani, mobili fradici, tutto viene ammucchiato ai lati della strada perché sia più facile la raccolta dei rifiuti. Ma sono vite distrutte, sono famiglie che non hanno ancora trovato la forza di ricominciare.

Il numero degli sfollati è sceso, di poco ma è sceso: dai 106 di domenica agli 84 di ieri - e parliamo della sola Fiumicino -, ospitati in residence e alberghi vicino al mare. Quel mare che ci sta mettendo del suo: grazie anche a un libeccio che non s’è mai alzato ha accolto la piena senza problemi.

SOLTANTO UNA TREGUA

Anche la distribuzione del pranzo, al centro per anziani Catalani, in largo Borsellino è un piccolo esempio di compostezza. Né strepiti, né ressa. Il vigile urbano che sorveglia si fa garante lui per una di loro, una giovane mamma: «Non chiedetele niente, so io in che condizioni sta...». E intanto arriva il furgoncino con il pane, la frutta e i pasti caldi.

Ma fuori di qui, fuori da Isola Sacra, la situazione è drammatica: a Vignole, ad esempio, comune di Fiumicino ma a un passo da Piana del Sole e quindi da Malagrotta, o agli Stagni di Ostia -in via Armando Violini-, dove i bambini piccoli sono stati portati via dalle case e messi al sicuro.

OGGI E DOMANI

Le testimonianze dicono tutto, come quella di Nicola, 20 anni: «Studio all’università di Roma Tre, ma non ho più i libri. Tutti portati via dal fango». Come Emilia, sposa da poco: «L’acqua è entrata nella nostra nuova casa. Avremmo dovuto inaugurarla fra una settimana». E non è finita, oggi e domani il cielo si riaprirà e poi riprenderà a piovere. Ma la pazienza è finita, e questo il cielo non lo sa.

© RIPRODUZIONE RISERVATA