Lo comunica in una nota Greenpeace Italia e ClientEarth. «Le omissioni delle istituzioni hanno, purtroppo, conseguenze gravi per la qualità dell'aria e la salute dei cittadini nel Lazio, con livelli di inquinanti costantemente fuorilegge.
A sette anni dalla data di entrata in vigore dei valori massimi di concentrazione annuale di NO2, a Roma le soglie legali sono superate anche del 50%. La serie storica dei rilevamenti di Arpa Lazio rivela che la capitale ha livelli di inquinamento da NO2 minori, di pochissimo, solo a quelli di Torino, e spesso più alti di quelli di Milano».
«Quello del Lazio è un record negativo: a più di 7 anni dall'entrata in vigore della Direttiva sulla qualità dell'aria, la Regione deve ancora adottare un vero piano con misure efficaci. È la prima volta che in Europa ci troviamo di fronte a un'inerzia così grave. A farne le spese, purtroppo, sono le migliaia di cittadini costretti a respirare ogni giorno livelli di inquinamento fuorilegge e a subire impatti gravissimi sulla loro salute. Non possono esserci scuse. Se la Regione non si attiverà tempestivamente per adottare il Piano di Qualità dell'Aria, non esiteremo a rivolgerci ai giudici per proteggere il diritto di tutti a respirare un'aria pura, come abbiamo già fatto con successo in tante altre città d'Europa», ha dichiarato Ugo Taddei, avvocato responsabile del progetto Clean air di ClientEarth.
«La Regione Lazio ha ora un massimo di 60 giorni per mettere mano al Piano per la Qualità dell'aria e introdurre misure efficaci ed idonee ad assicurare, al più presto, il rispetto dei valori limite previsti dalla normativa vigente. In caso di ulteriore inerzia, Greenpeace Italia e ClientEarth non esiteranno a rivolgersi al Tar del Lazio»
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