Roma, Seferovic è libero: killer delle sorelle è senza nome

Roma, Seferovic è libero: killer delle sorelle è senza nome
di Michela Allegri
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Martedì 20 Giugno 2017, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 08:18

Le dinamiche sono chiare, le responsabilità un po' meno. Riparte la caccia ai killer di Centocelle. Perché, anche se la procura è certa che Serif Seferovic abbia avuto un ruolo di primo piano nel rogo della roulotte della famiglia Halilovic, costato la vita a tre sorelline, non è più certa che sia proprio lui l'uomo immortalato dalle telecamere di sorveglianza puntate sul parcheggio del supermercato Primavera, mentre lancia una molotov contro al camper. Per questo motivo, i magistrati di piazzale Clodio hanno deciso di non impugnare l'ordinanza con cui il gip di Torino ha rimesso in libertà il ventenne Serif, fermato dalla procura di Roma l'1 giugno perché sospettato di essere l'esecutore materiale della strage, avvenuta nella notte tra il 9 e il 10 maggio. Il giudice aveva sollevato dubbi sull'identità del soggetto immortalato mentre lancia la bottiglietta incendiaria e poi fugge a bordo di un furgone, un Fiat Ducato bianco, guidato da un secondo uomo. Per gli inquirenti, i due sarebbero proprio Serif e il fratello Renato, pure lui sotto inchiesta e intestatario del mezzo usato dai killer. Restano entrambi iscritti per concorso in omicidio plurimo e tentato omicidio. E ora il nuovo sospetto degli investigatori è che non abbiano agito da soli, ma che abbiano progettato l'agguato con altri componenti della famiglia.

LA FAIDA
Per i magistrati, i responsabili dell'omicidio sono senza dubbio appartenenti al clan Seferovic, che aveva avuto pesanti screzi con Renato Halilovic, padre delle vittime. Dissapori legati a un traffico di oro, all'assegnazione dei container all'interno dei campi rom della Barbuta e di via Salviati, e al primo arresto di Serif, avvenuto lo scorso anno dopo lo scippo della studentessa cinese Yao Zhang, travolta da un treno mentre inseguiva rapinatori. Per quel delitto che aveva sconvolto la Capitale, il giovane Seferovic era stato convinto a costituirsi anche su impulso di Renato Halilovic. Dopo il rogo della roulotte, dove dormiva la famiglia rivale al completo, composta da 13 persone, la procura ha stretto il cerchio intorno ai Seferovic, identificando Serif come esecutore materiale del rogo.

I DUBBI
La gip di Torino, Alessandra Danieli, aveva però sottolineato alcune possibili incongruenze. Per il giudice, a carico del ventenne, difeso dall'avvocato Gianluca Nicolini, mancavano indizi di colpevolezza talmente gravi da giustificare la più pensante delle misure di custodia. Nell'ordinanza si legge che avrebbero meritato «un approfondimento investigativo alcune circostanze emerse nel corso dell'interrogatorio di convalida dell'indagato». Il giovane aveva infatti raccontato che la notte dell'omicidio si trovava da un altra parte, più precisamente nella piazzola di sosta di un autogrill. L'uomo ripreso dalle telecamere è alto e magro, «ma in famiglia siamo tutti alti e magri», aveva aggiunto il giovane. Fondamentali, saranno i risultati degli accertamenti biologici disposti dalla procura e quelli sulle impronte trovate su un accendino che la Scientifica ha raccolto nel luogo dell'omicidio.
 

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