I vigili nei campi nomadi: inchiesta sugli straordinari

I vigili nei campi nomadi: inchiesta sugli straordinari
di Lorenzo De Cicco
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Lunedì 10 Aprile 2017, 08:20 - Ultimo aggiornamento: 19:29
La lettera è stata spedita dal gabinetto di Virginia Raggi la scorsa settimana. Lo staff della prima cittadina ha chiesto al vicecomandante della Polizia locale, Lorenzo Botta, di fornire spiegazioni su come vengono utilizzati i fondi per pagare gli straordinari dei vigili urbani. In particolare l'accertamento riguarda gli extra per i controlli nei campi rom. La verifica sui fondi avviata da Palazzo Senatorio arriva dopo una serie di segnalazioni, approdate fino all'ufficio della sindaca, che svelerebbero alcune anomalie nell'erogazione dei premi ai caschi bianchi.
In particolare, in base ai documenti di cui Il Messaggero è venuto in possesso, alcuni agenti della Municipale risulterebbero prima a riposo, come «assenti giustificati», e poi inquadrati nei turni straordinari, in modo da poter incassare il gettone finanziato dal Comune. L'anomalia riguarda gli uomini del gruppo Spe, l'unità che si occupa di Sicurezza pubblica emergenziale che, tra le varie mansioni, ha proprio il monitoraggio degli insediamenti rom, sia abusivi che regolari.
Il problema sarebbe proprio questo: i vigili dello Spe dovrebbero occuparsi in via ordinaria del controllo dei villaggi, senza avere diritto ad ulteriori incentivi. Invece ad inizio aprile almeno 16 agenti, in base alla griglia di turnazione, figuravano sia nella colonna dove vengono indicate le «assenze giustificate» sia in quella dove sono annotati gli agenti richiamati per effettuare in straordinario il «giro dei campi». Proprio grazie a questo stratagemma i vigili avrebbero maturato il gettone pagato dal Campidoglio, a cui altrimenti non avrebbero avuto diritto. Questo almeno è il sospetto su cui Palazzo Senatorio ha deciso di indagare, chiedendo chiarimenti a Botta, il vicecomandante con la delega sulla sicurezza urbana.

IL FINANZIAMENTO
Quello che il Comune vuole capire è se i 250mila euro stanziati per i controlli nei campi rom siano stati effettivamente impiegati per pagare servizi straordinari o se, attraverso una serie di espedienti, siano finiti nella busta paga di chi è già incaricato di sorvegliare gli insediamenti e quindi non avrebbe avuto diritto ad alcun premio. Perché, in questo secondo caso, ragionano a Palazzo Senatorio, i fondi avrebbero dovuto essere investiti altrove.
I controlli nei nove villaggi rom sono partiti il primo marzo, dopo una direttiva del Campidoglio che ha chiesto ai caschi bianchi di predisporre «un'attività di controllo presso i villaggi in forma straordinaria». Per rafforzare la sorveglianza negli accampamenti - che in base all'ultimo censimento del Comune ospitano oltre 4.500 residenti e che spesso si sono trasformati in vere e proprie oasi di illegalità tra roghi tossici, furti e riciclaggio - sono stati coinvolti sia gli uomini dei quindici gruppi municipali della Polizia locale, sia i reparti speciali, quindi lo Spe e il Gssu (Gruppo sicurezza sociale ed urbana).

I fondi per gli straordinari però sono finiti principalmente nelle tasche degli agenti dei gruppi speciali, che come compito principale hanno proprio la tutela della sicurezza urbana e quindi, si legge sul sito del Comune, «gli interventi nei micro-insediamenti abusivi» e «il monitoraggio continuo dei villaggi nomadi autorizzati».
 
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