Altri complici Ma l’inchiesta ha solo congelato parte dell’attività del gruppo. Perché i componenti della banda non sarebbero stati tutti assicurati alla giustizia. All’appello mancherebbero alcuni nomi. Non si tratterebbe di altri poliziotti, ma di persone che partecipavano ai colpi e che fornivano attrezzature e automobili rubate. Che facevano parte di un commando specializzato in colpi «puliti», ma determinati. L’ultimo sarebbe avvenuto pochi giorni fa, seguito alla rapina della notte tra il 30 e il 31 dicembre ai danni di un imprenditore di Torvajanica. Ma sono tutti elementi da accertare. Certo, invece, il punto d’avvio dell’inchiesta, cominciata con un’indagine su un presunto traffico di auto rubate che dall’Est finiva in Marocco, con il coinvolgimento di alcuni poliziotti. Così erano partite le prime intercettazioni. Con cimici e cellule gps. Fino ad agganciare i telefonini degli indagati.
L’intelligence Ed è proprio dai telefoni e dalle intercettazioni ambientali che gli investigatori sono riusciti a sapere che la banda stava per preparare un altro colpo a casa di un imprenditore che abita a Tor Sapienza. Ma la storia è tutt’altro che conclusa. «Mancano alcuni tasselli importanti per chiudere il cerchio», trapela dalla procura. E intanto si cerca di capire quante rapine siano state messe a segno dalla banda, compresa quella a casa di Zavoli, rimasta senza colpevoli.
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