Incuria capitale, la strage di alberi e la beffa delle verifiche: oltre 10 mila piante da abbattere

Incuria capitale, la strage di alberi e la beffa delle verifiche: oltre 10 mila piante da abbattere
di Laura Bogliolo
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Martedì 24 Ottobre 2017, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 09:15

I soldi ci sono, ma non vengono spesi. Aspettano di essere impiegati addirittura dai tempi del Giubileo. I bandi per la manutenzione del verde vengono preparati con enormi difficoltà e lentezze, mentre la minaccia degli alberi a rischio crollo si alimenta sempre di più: si stima che siano almeno 10.000 in tutta Roma. Rischi amplificati dai continui ritardi, intoppi e pasticci burocratici. Si fa fatica addirittura a formare le commissioni giudicatrici, quelle che dovrebbero valutare le offerte che arrivano. I funzionari comunali preferiscono evitare di farne parte: troppo rischioso nonostante ormai sia passato parecchio tempo dalla bufera denominata Mondo di Mezzo. Sui 330mila alberi della città, 82mila, quelli più grandi, sono da monitorare e, ha spiegato l'assessore all'Ambiente Montanari «sui 15 mila controllati in tre mesi, il 3% è da abbattere». Sarebbero, solo così, 600 alberi. Ai quali, però, vanno aggiunti tutti gli altri. E l'emergenza, a macchia di leopardo, colpisce tutta la città: in Centro, in periferia, sulle consolari. Potenzialmente, ogni via o strada su cui ci sono piante ad alto fusto diventa un pericolo per pedoni, automobilisti, motociclisti o ciclisti: nessuno si sente al sicuro, specie nei giorni di forte vento.
E non è solo l'incuria a creare problemi. Ma persino quando si parte con i monitoraggi, si compiono errori gravissimi. Il pino crollato ieri in Prati, ad esempio, era stato valutato «sano» dai tecnici del dipartimento dell'Ambiente. E tra pasticci burocratici e sbagli sostanziali, la cura del verde di Roma è ancora in alto mare.

I PASTICCI
I lavori da 3,5 milioni di euro per il monitoraggio degli alberi sono partiti a luglio: nel primo Municipio, dove ieri c'è stato l'incidente, sono stati visionati 7.800 alberi. E alla fine dei controlli, gli specialisti hanno deciso di abbattere 217 alberi ma solo due interventi sono stati considerati urgenti. Nella lista, però, nessuna traccia del pino che ha distrutto il taxi. Secondo i tecnici, la pinata non aveva «alcuna patologia», anche se poi è emerso che quel pino aveva parte delle radici recise durante i lavori per la creazione di un passaggio per ipovedenti. E adesso tra i corridoi del Dipartimento dove è scattata l'inchiesta per accertare le responsabilità dei funzionari. Il monitoraggio degli alberi di Roma continuerà per un anno e mezzo, mentre la manutenzione del verde orizzontale e verticale è ancora ferma, non è partita. Eppure i soldi (9 milioni di euro) sono a disposizione del Campidoglio ma lo stallo sta condannando il verde della Capitale all'abbandono. Stavolta non parliamo di cespugli, erbacce non tagliate ma di alberi, ad alto fusto, che pesano quintali e crollano minacciando la vita di romani e turisti. I bandi sulla manutenzione non sono stati ancora assegnati, nonostante abbiano passato l'esame dell'Anac. Era addirittura aprile quando l'assessore all'Ambiente Pinuccia Montanari annunciava l'arrivo delle due gare europee per la potatura del verde. Annuncio, tra l'altro, diffuso nel giorno in cui un grosso fusto precipitò in via Santamaura e una donna rimase ferita. La gara assegnata invece (quella sul monitoraggio) risale al 2015, era cioè frutto di una delibera della precedente amministrazione. La situazione si è sbloccata solo a luglio: due anni per far partire dei sopralluoghi sui quali ci sono molti dubbi. «Mancanza di organizzazione, incapacità del Campidoglio e i romani continuano a rischiare la vita» diceva ieri Fabrizio Ghera, capogruppo Fdi-An in Campidoglio.