Potrebbe fare concorrenza alle migliori sceneggiature dei film sugli animali selvatici della Disney (dal Re Leone a Dumbo e Bambi) o di quelli di Kipling, chi non ricorda il Libro della Giungla con l’orso Baloo e la pantera Baghera, eppure è la realtà “quotidiana” del Centro di Recupero Fauna Selvatica della Lipu di Roma a Villa Borghese presso il Bioparco della responsabile Francesca Manzìa. «In un anno ricoveriamo circa 8mila animali selvatici e quelli maggiori - dice la Manzìa - li facciamo tra maggio e luglio, infatti in questi tre mesi di solito ne arrivano fino a 5mila». Gli arrivi di animali selvatici che hanno bisogno di “ricovero e cure” si susseguono a ritmo incessante al centro di Villa Borghese e gli ultimi arrivati per loro come tanti, affascinano ancora adulti e bambini. Accolto con stupore misto a divertimento un istrice "burlone" che una signora si è trovata nel suo giardino di buona mattina a fare colazione (cercava cibo) e si è divertito per parecchi minuti a slacciale le scarpe dei presenti. Probabilmente un animale che era vissuto in cattività abituato alla presenza dell'uomo, di qualcuno che aveva pensato erroneamente di aiutarlo accudendolo da cucciolo come un animale domestico e "sbagliando", «Infatti un animale selvatico “imprintato” dall’uomo è una creatura sospesa tra due mondi, quello naturale e quello umano, senza davvero appartenere a nessuno dei due - le parole della responsabile Lipu - che può portarlo a non saper più provvedere a sé stesso e neanche di rapportarsi correttamente con la propria specie. Il nostro ruolo, a questo punto sarà restituirgli, almeno in parte, la natura selvatica che ha perso. E quando sarà pronto, restituirgli la libertà di andare per la sua strada, lontano da noi». Il secondo caso dopo l’istrice burlone è stato il cucciolo di tasso "curioso", tanto da farlo allontanare dalla sua mamma e indurre l’uomo che l’ha incontrato (pensando in buona fede di aiutarlo) di portarlo al centro. Avrebbe trovato la sua mamma o viceversa di sicuro: «In questo caso separandolo rischiamo - continua Francesca - l’indipendenza dei “pulli” (prole che ha ancora bisogno di cure da parte dei genitori, ndr) e dei cuccioli che ricoveriamo, questa volta siamo stati fortunati abbiamo contattato il Parco faunistico Abatino (provincia di Rieti, ndr) che aveva tra i suoi ospiti un altro cucciolo di tasso della stessa età. Insieme, potranno crescere fino a quando non saranno pronti per andare per la propria strada».
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Il terzo caso è di uno scoiattolino caduto da un nido posto su un ramo di un albero: «Lo scoiattolino con i suoi occhi ancora chiusi e i movimenti non ancora coordinati è stato trovato a terra con qualche escoriazione, era caduto da un nido probabilmente attaccato da un predatore - continua Francesca - forse l’unico sopravvissuto dei fratellini che possono essere stati mangiati o da un uccello o da una faina che ha distrutto il nido, in questo caso era giusto prenderlo, quando sarà capace di mangiare da solo lo lasceremo libero evitando l’imprinting con l’uomo e facendolo crescere con altri scoiattoli che arriveranno al centro». Per l’ultimo è stato ricoverato, il gabbiano "intossicato" che vediamo sempre più spesso nei cieli di Roma e sui suoi cassobetti della spazzatura, propeio questo infatti porat molti di loro ad intossicarsi, mangiando plastica o "umido" non adatto a lui: «I gabbiani dice Francesca - arrivano da noi o con segni di traumi perchè investiti dalle macchine perchè intento a cercare cibo per i loro cuccioli tanto da non vedere le macchine che passanono, o intossicati dal cibo che mangiano dai cassonetti».