I COMMENTI
Dice Mario Ciarla, consigliere regionale vicino al parlamentare Umberto Marroni: «Il Pd deve superare impostazioni burocratiche e scelte di conservazione che nella gestione del partito nel Lazio sono ancora presenti». Sviluppa senza sconti Enrico Gasbarra, parlamentare europeo: «Quando non c'è in campo Renzi, i nodi vengono al pettine. I risultati elettorali delle amministrative nel Lazio e in particolare della provincia di Roma evidenziano la necessità di adeguare il partito locale alla velocità e modernità della segreteria nazionale.
Il messaggio degli elettori è chiaro e tutti noi eletti nelle istituzioni e alla guida del partito con umiltà dobbiamo raccoglierlo». Primo attacco dunque a chi guida il partito (Melilli). Secondo fendente: «Al di là delle maggioranze e minoranze costruite su congressi ormai lontani dalla enorme massa di elettori delle europee, va costruito da subito e unitariamente un nuovo modello di partito locale aperto e moderno capace di mettere in campo tutte le energie».
Traduzione: Melilli, segretario regionale, è espressione di una fase congressuale superata dagli eventi, consumata prima del ciclone renziano delle europee. Ne prendano atto. Cosa c’è in ballo? Già è in fibrillazione il Pd romano: il 18 giugno si svolgerà una delicata assemblea comunale alla quale parteciperà il vicesegretario nazionale Guerrini. E il Pd regionale? Melilli sta terminando le consultazioni con le varie anime del partito (ieri si è sentito al telefono con Gasbarra) e presto convocherà l’assemblea regionale; non ha ancora formato la segreteria e non c’è un presidente (il primo tentativo in assemblea finì malissimo, con ambulanze e ricorsi).
LA REPLICA
Melilli sbotta: «Io sono segretario da due mesi». Poi però media: «La stagione della ricerca dell’unità non può cominciare con attacchi e polemiche. Convocherò nei prossimi giorni l’assemblea, formerò l’esecutivo e spero che tutti diano il loro contributo. Concentriamoci sulle cose concrete, sul piano di rientro del Comune e sulla nascita della città metropolitana, non rivolgiamo lo sguardo al passato». Resta la ferita di Civitavecchia, conquistata da M5S. Lo sconfitto, Tidei, dice: «È stato un voto contro la politica, con la quale io sono stato identificato». Appunto: vecchio e nuovo. Osserva Nicola Zingaretti: «Nei ballottaggi, visto anche il numero dei votanti, prevalgono soprattutto le vicende locali. Ma bisogna andare avanti con l’innovazione».
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