Abusi nel campo rom. «Padre orco costringeva la figlia di 8 anni a vedere video pornografici con personaggi dei cartoni animati»

Le prime violenze sarebbero avvenute nel 2013, nel campo rom della Monachina, sull'Aurelia, dove la famiglia ha vissuto per circa un anno

Abusi nel campo rom, padre orco a processo. «Costringeva la figlia di 8 anni a vedere video pornografici con personaggi dei cartoni animati»
di Andrea Noci
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Giovedì 20 Aprile 2023, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 21 Aprile, 08:43

«È un segreto, non dirlo a nessuno, perché è una cosa nostra». Un segreto che si è ripetuto per due, anche tre volte ogni mese, nel corso di cinque interminabili anni, quando padre e figlia restavano soli in casa. Tanto è durato, secondo la Procura di Roma, l'incubo vissuto da una ragazzina abusata dal padre da quando aveva 8 anni. Le prime violenze sarebbero avvenute nel 2013, nel campo rom della Monachina, sull'Aurelia, dove la famiglia ha vissuto per circa un anno. Poi sarebbero continuate anche dopo il trasferimento, andando avanti fino al 2018. V. R, di origini rumene, adesso è a processo accusato di violenza sessuale aggravata «per avere commesso il fatto nei confronti della figlia minore, che non aveva compiuto 10 anni», si legge nel capo di imputazione.

I VIDEO

L'uomo è accusato anche di corruzione di minore. Oltre alle plurime e ripetute molestie, avrebbe pure costretto la figlia a vedere un video pornografico «dove comparivano personaggi dei cartoni animati nudi, obbligandola a guardare, tenendole la testa girata quando la bambina provava a distogliere lo sguardo, al fine di indurla a subire nuovi atti sessuali», come scritto negli atti della Procura.

La ragazza, difesa dall'avvocatessa Carla Quinto, si è costituita parte civile.

I fatti sono venuti a galla a distanza di un paio di anni, quando la vittima ha conosciuto un ragazzo, uno dei suoi primi amori. È l'estate del 2020, e i due - come racconteranno a processo - passeggiano a Villa Doria Pamphili, quando lui decide di chiederle come mai in certi momenti fosse fredda, come se avesse paura di un bacio. «Cosa ti aspetti che ti dica? Mio padre mi violentava quando ero più piccola», risponde la ragazza, che poi si rimangia le parole, dicendo che stava solo scherzando. Passa l'estate, arriva l'inverno e i due si trovano in un momento d'intimità a casa del ragazzo, il quale affronta di nuovo l'argomento. Stavolta lei non riesce a stare zitta, scoppia a piangere e il fidanzato capisce che quelle parole erano tutto, tranne che uno scherzo. La ragazza inizia a raccontare del primo abuso. Stava dormendo insieme al padre, che avrebbe iniziato a palpeggiarla. La violenza dell'uomo avrebbe avuto una progressiva escalation, interrotta solo dall'arrivo a casa della moglie.

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LA DENUNCIA

La vittima decide di confidarsi e affrontare il dramma. Ne parla alla migliore amica e poi alla madre, dopo avere preso in disparte la sorella più piccola, per capire se anche lei fosse stata vittima dei comportamenti predatori del padre. La sorella minore scoppia a piangere, ma non aggiunge niente se non un timido «non voglio parlarne». La madre della ragazza parla con il marito, che in un primo momento nega. Poi, ritratta dicendo che alcune cose erano vere: «È successo solo quando ero ubriaco e poi saranno state al massimo un paio di volte nel giro di due anni», si giustifica. La famiglia decide di rivolgersi ad un'associazione che si occupa di abusi e maltrattamenti per cercare di aiutare la ragazza, facendola ascoltare da uno psicologo. È il gennaio 2021 quando scatta la denuncia al Nucleo operativo della Squadra mobile. Prima dell'interrogatorio della vittima, però, i familiari cercando di convincere la figlia a ritrattare: «Devi dire che papà ti faceva solo il solletico, o lo manderanno in galera e sarà solo colpa tua». Ora l'uomo si trova a processo.

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