Vette dell'Appennino centrale:
presentata oggi a Rieti la guida
insieme all'autore Stefano Ardito

Un momento della presentazione
di Marzio Mozzetti
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Giovedì 10 Ottobre 2019, 21:34
RIETI - “C’è un popolo di appassionati delle montagne e questo è un bene, ma gli enti pubblici al di fuori delle piste da sci e dei ristoranti non considerano altri aspetti sui quali costruire un modello economico di sviluppo della montagna”. A parlare è Stefano Ardito, giornalista e collaboratore de “Il Messaggero”, scrittore, divulgatore e alpinista, in occasione della presentazione della sua ultima fatica letteraria, la guida “Vette dell’Appennino Centrale”, che si è svolta oggi pomeriggio al Mondadori Bookstore di Rieti.

Più che una presentazione, è stata una piacevole chiacchierata a 360 gradi sulla montagna. Ardito lo spiega subito: “io vado in montagna anche per verificare quello che scrivo direttamente sul campo. Ho una conoscenza generale delle montagne sulle quali vado spesso”. In questo caso il discorso è caduto sulle inevitabili ‘modifiche’ ai percorsi colpiti dal sisma: Sibillini e Monti della Laga su tutti.

A conversare insieme con l’autore, Ines Millesimi, docente ed appassionata di montagna e Pino Calandrella, architetto ed alpinista. Con loro è andata in scena una conversazione che ha toccato molti punti: dalla fruibilità e qualità dei rifugi, al senso di progettare al giorno d'oggi massicci impianti da sci, quando i numeri dicono chiaramente che il turismo montano sta decisamente virando verso le escursioni e lo sci da fondo.

Il volume consente di avere tutte le vette dell’Appennino a portata di mano, corredate da suggestive fotografie (Ardito è anche un esperto fotografo del settore): alcune, le più rappresentative, sono state proiettate dall’autore che le ha commentate: “ogni guida è una sfida per l’autore, e questa non fa eccezione. Dato il formato, era importante anche la qualità delle foto, non era facile far figurare bene per esempio il Monte Nuria o il Navegna in una guida in cui ci sono Corno Piccolo e Pizzo del Diavolo”.

Questi i numeri del volume: 80 schede, 152 cime (tra loro ben 116 valide per la collezione dei 2000 dell’Appennino), tanti itinerari aggiornati sulle ferrate e sulla nuova segnaletica del Gran Sasso. Stessa cosa sulla selvaggia Majella, dove la segnaletica è stata rifatta da pochi anni. Ma la guida non è per i soli esperti: comprende in maggioranza itinerari facili, anche per famiglie. Per i più allenati ci sono i percorsi impegnativi su rocce (Direttissima, Vetta Centrale), quelli per ferrate o su neve (Calderone e Canale di Fonte Rionne).

L’invito fatto ai lettori ed appassionati è sempre quello di partecipare ai corsi e alle attività del CAI e delle sue sezioni per avviarsi con più sicurezza in queste montagne se è meno esperto, o a rivolgersi alle guide alpine delle Marche, dell’Umbria, dell’Abruzzo e del Lazio. In montagna, per quanto poetiche e suggestive possano essere le cime, bisogna essere sempre preparati.
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