Alluvione Emilia Romagna, i paesi senza cibo. Dai borghi rimasti isolati gli appelli della disperazione: «Stiamo finendo le scorte»

Nei paesi dell’Appennino impossibili i rifornimenti di alimenti e medicinali

Alluvione Emilia Romagna, i paesi senza cibo. Dai borghi rimasti isolati gli appelli della disperazione: «Stiamo finendo le scorte»
di Mauro Evangelisti
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Venerdì 19 Maggio 2023, 20:01 - Ultimo aggiornamento: 21 Maggio, 16:26

dal nostro inviato


FORLÌ - Non ci sono più le strade. Sparite in poche ore, divorate da un’apocalisse confezionata da pioggia senza fine e da fiumi impazziti. Da queste parti i meno giovani ripetono: «Non c’è mai stato nulla che neppure ci assomigliasse». A volte è difficile anche spostarsi a piedi. Cronache dai borghi isolati: «Da noi aiuti non sono arrivati, siamo bloccati, le scorte di generi alimentari stanno finendo».  

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«Abbiamo chiesto che ci mandassero un elicottero, ma è tornata la pioggia e non è potuto partire. Abbiamo chiesto di mandare gli specialisti del genio militare a liberarci riparando le strade, ma non è stato fatto ancora nulla. Lo capisco, l’emergenza interessa diverse centinaia di migliaia di cittadini. Ma noi 750 di Portico-San Benedetto siamo davvero in trappola, non è una esagerazione. Non possiamo raggiungere a valle Dovadola, Castrocaro e Forlì, ma non possiamo andare neanche dall’altra parte fino in Toscana. In poche ore sono caduti 170 millimetri di pioggia: distrutto tutto. C’è una frazione, Poggio, evacuata. In trenta sono riusciti a raggiungere l’albergo Molino. E lì stanno. Noi non riusciamo a comunicare con loro e non possiamo, almeno per ora, andare ad aiutarli. Speriamo che le scorte alimentari della struttura siano sufficienti». Lo sfogo è del sindaco di Portico-San Benedetto, Maurizio Monti. Siamo sulle colline forlivesi, ma ciò che sta succedendo in questa vallata è replicato in tutte le colline della Romagna.
 

IL VIDEO VIRALE
L’immagine simbolo è quella del video che sta girando molto sui social, del territorio di Sarsina (colline cesenati, la città di Plauto) in cui la strada sprofonda come in un film horror.

Lì c’è una intera frazione, Ranchio, che è rimasta a lungo irraggiungibile e adesso lotta per ripristinare qualche via di comunicazione. I cittadini sui social si fanno forza e dicono magari in modo colorito: «Noi montanari bifolchi ci siam mobilitati di brutto per far sembrare il brutto un po’ meno brutto... tanto che è quasi sopportabile... Ora aspettiamo cingolati super tecnologici da chi ci governa per appianare quel che rimane delle frane... Ranchio come l’Ucraina». Si lavora per aprire un varco, ma il sindaco di Sarsina, Enrico Cangini, racconta: «Da Ranchio ci sono due strade provinciali, la 134 che va verso Pieve di Rivoschio e l’altra, la Ranchio-Sarsina sostanzialmente ostruite da tante frane. Ci sarebbe anche la 29 (la Ranchio-Linaro-Borello), ma è impraticabile. Ho famiglie isolate, le abbiamo raggiunte, sono una novantina in difficoltà più estrema. Quando sarà possibile, andremo a prenderle con l’elicottero. Abbiamo una donna incinta al nono mese: ci ha chiesto di restare, se dovrà partorire anche lì andremo con l’elicottero. Non c’è ottimismo perché continua a piovere e il genio militare ci ha detto che se il tempo non si stabilizza non si può proprio intervenire». Ma in ogni vallata - perché così è la Romagna, tante vallate caratterizzate da un differente corso d’acqua - è la stessa tragedia. 


TRASFORMAZIONE PERMANENTE
«A causa delle frane il territorio è modificato morfologicamente, non diventerà più come prima» racconta un tecnico che ha appena fatto un sopralluogo. Predappio la conoscono tutti: bene, la parte originaria, Predappio Alta, è quella storica, poi nel 1927 sorse la nuova Predappio, più a valle, voluta da Mussolini, ma in molti dal borgo originario non se ne vollero andare. «Oggi a Predappio Alta sono isolati - racconta l’ex sindaco Giorgio Frassineti che è anche geologo - perché le strade sono tutte franate. La dico in sintesi: quella che abbiamo visto in questi giorni nelle nostre vallate è la fotografia del nostro futuro, dobbiamo mettercelo in testa, arriveranno altri eventi come questi».


A Rocca San Casciano, il paese prima di Portico-San Benedetto, non ci si arriva più. Le strade sono volatilizzate. Questa è la vallata del fiume Montone, quello che ha occupato una fetta importante di Forlì con l’esondazione, la violenza delle precipitazioni ha sbriciolato le strade. Dicono a Rocca: «Cominciamo ad avere problemi con il cibo, con i farmaci. Ma l’unico modo per arrivare da queste parti è con l’elicottero che ogni tanto fa la spola per portare rifornimenti. Non solo è distrutta la Statale 67 verso Forlì, ma non è transitabile neanche il Muraglione, verso la Toscana». 


VERSO LA VALLE
Scendiamo più a valle, a Dovadola, poco sopra Castrocaro Terme, sembra tutto sommato più tranquillo. «Certo, noi verso la pianura possiamo andare - spiega il sindaco Francesco Tassinari - ma abbiamo decine di attività, a partire dagli agriturismi, irraggiungibili. E c’è una frazione, Casone, con villette relativamente nuove, dove abitano 130 persone. La strada è distrutta, sono rimasti a lungo senza corrente e acqua potabile. Sono isolati. L’unico modo che abbiamo per mandare a questa gente dei viveri è con una jeep che comunque fatica. La normalità qui la rivedremo tra diversi anni, bisogna vederle le strade per capire il cataclisma che è successo». E poi c’è Modigliana, c’è Tredozio: siamo sempre in una vallata in provincia di Forlì-Cesena, ma più verso Faenza. Qui, raccontano, non c’è più una strada uguale a prima. «Chi riesce miracolosamente a raggiungere Modigliana non la riconosce, non tornerà mai più come prima». Dice il sindaco di Modigliana, Jader Dardi: «La pioggia di queste ore ha peggiorato la situazione per quanto riguarda le frane e i cedimenti avvenuti in tutto il territorio comunale. Modigliana in questo momento non è raggiungibile». A Tredozio stessa storia. Racconta una albergatrice: «Siamo isolati da tutto, ci sono anche cinque turisti stranieri che erano ospiti nella nostra struttura, sono rimasti bloccati qui, ma sono abbastanza tranquilli. Forse domani lo faremo rientrare a Bologna in elicottero».

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