Quel giorno che Silvio Berlusconi telefonò in Comune chiedendo di Giuseppe Emili

Quel giorno che Silvio Berlusconi telefonò in Comune chiedendo di Giuseppe Emili
di Sabrina Vecchi
3 Minuti di Lettura
Martedì 13 Giugno 2023, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 08:08

RIETI - Intorno al personaggio Berlusconi si andava ben oltre la politica. Al di là delle opinioni, è stato uno dei pochissimi leader capaci di suscitare non solo condivisione di ideali, ma anche una certa idolatria di massa verso quello che la sua persona e il suo stile di vita hanno rappresentato nell’immaginario collettivo. Ùn trascinatore, uno che faceva tendenza a prescindere, dallo sport alla televisione, dal vestiario ai modi di dire, fino alla scelta di case o compagnie. Rieti visse da vicino nel 2007 l’imponente circo mediatico che Silvio Berlusconi riusciva a muovere, quando tenne un comizio in piazza Vittorio Emanuele II per sostenere l’aspirante primo cittadino Giuseppe Emili. 

Un giorno particolare. Una giornata difficile da dimenticare, e non solo per la paralisi totale del traffico, dato che la visita di Berlusconi seguì di qualche ora anche il transito del Giro d’Italia. La città fu letteralmente presa d’assalto da folle di simpatizzanti forniti di bandiere, striscioni, bandane inneggianti al “loro” Silvio, che “per fortuna c’è”. Un vigile urbano ricorda che arrivò su un piccolo caravan con i vetri scuri, dal cui portellone si intravedevano abiti, camicie e cravatte ben disposte al suo interno, un vero e proprio guardaroba sartoriale ambulante. Giuseppe Emili era al secondo mandato, e quella visita gli portò decisamente bene: «Ero teso, ma anche molto carico - racconta l’ex sindaco - lo avevamo invitato io e Cicolani, accettò subito». 

La telefonata. Prima di allora, Emili ricorda sorridendo una buffa telefonata ricevuta a palazzo comunale: «A pochi giorni dalla mia prima elezione, la centralinista mi passò una chiamata dicendo in dialetto: “Te cerca Berlusconi, che faccio, te lu passo?”. Pensai a uno scherzo invece era lui, si complimentò e mi diede due suggerimenti, il primo di fare subito qualcosa di tangibile per la gente, il secondo di mettere mano sulla pubblicità della città: passandoci di notte si era accorto che proprio non andava.

Una telefonata che mi fece enormemente piacere, anche perché al tempo era presidente del consiglio». Da Rieti, Silvio Berlusconi rimase estremamente colpito: «Lo aspettammo sotto l’arco di Bonifacio VIII, visitammo la Cattedrale e gli presentai il vescovo Lucarelli. Si complimentò per il nostro duomo, disse che era degno di una metropoli e che potendo ci si sarebbe voluto sposare».

L'incontro con la folla. Dopo il comizio, l’incontro in municipio con la folla che spingeva per incontrarlo: «Si fermò due ore oltre il dovuto, ci disse di dargli del tu, non riusciva però a chiamarmi Peppe, da milanese metteva la B come iniziale». Anni dopo, al Comune di Rieti, Berlusconi chiamò di nuovo: «Ciao sindaco, sono l’ultimo degli italiani», mi disse scherzando. Poi un incontro in una sua casa brianzola, con tutti i sindaci del Popolo delle Libertà: «Passò tavolo per tavolo, si ricordava perfettamente di tutti, mi salutò e sottolineò di nuovo la bellezza di Rieti, tanto che anche il fratello Paolo venne in seguito in città». 

Il lato umano. Giuseppe Emili vuole sottolineare soprattutto le doti umane: «A livello politico veniamo da due formazioni diverse, il mio non è un giudizio in tal senso. È stata una persona che mi ha colpito per la sua umanità, per le doti che andavano oltre la sua vita pubblica. Ricordo che al banchetto per il matrimonio di mio figlio, a Gianni Letta squillò il telefono, mi passò Berlusconi che voleva farci gli auguri. Anche lì mi chiese di darci del tu, mi disse che anche lui era insieme alla sua famiglia. Sono ricordi bellissimi, pensieri di un uomo fuori dal

© RIPRODUZIONE RISERVATA