Stazione Montana: ora Rieti
finisce sul banco dell'accusa

Paolo Trancassini
di Alessandra Lancia
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Sabato 23 Luglio 2016, 08:33 - Ultimo aggiornamento: 13:32
RIETI - Terminillo stazione montana: Leonessa, Cantalice, Micigliano ci sono sempre state, hanno fatto e disfatto, Rieti no. Ora è Paolo Trancassini a sbattere la scarpa sul tavolo. E quello che esce non sono sassolini ma pietre. Quando ha letto ieri su Il Messaggero che Simone Petrangeli e Emanuela Pariboni lo invitavano a specchiarsi con il Comune di Rieti, lì a lavorare «con Regione e Provincia per portare a termine il progetto di rilancio del Terminillo», mentre lui preferiva «mistificare la realtà per ragioni di propaganda politica», non ci ha visto più.

«Molte volte avremmo avuto bisogno del Comune di Rieti in questi anni. Ma Rieti non c'era: non ha mai ceduto ai nostri corteggiamenti». Trancassini parla proprio di «corteggiamenti», ed è difficile dargli torto pensando alle tante «calate su Rieti», anche in Comune, sfidando gli ambientalisti orgogliosamente critici o, peggio, consiglieri tiepidi e distratti. «A Rieti abbiamo parlato spesso di quanto una visione e una strategia unitaria all'interno del Consorzio potesse essere vincente per il futuro del Terminillo: bisognava avere il coraggio di abbattere i confini di territorio e di appartenenza politica per valorizzare una straordinaria montagna. Leonessa, Cantalice, Micigliano lo hanno fatto, Rieti no».

Rieti, accusa Trancassini, «non c'era mai: non c'era quando si progettava e non c'era quando bisognava cambiare e progetti, non c'era quando bisognava ascoltare e non c'era quando bisognava chiedersi. E non c'era nemmeno quando bisognava indignarsi, come per la strada vergognosamente chiusa della Vallonina». In una parola, «ogni volta che bisognava pretendere una posizione Rieti non c'era. Eppure sarebbe servito, e infatti ci è mancata la forza della città, il peso del capoluogo nella sfida impari per affermare il diritto del territorio di crescere e svilupparsi secondo le sue potenzialità. E questa è storia, che noi del Consorzio Smile in questi anni abbiamo scritto, il Comune di Rieti no. «Siamo quello che facciamo», recita la massima di Aristotele dice Trancassini al collega Petrangeli - e quello che facciamo non è quello che scriviamo sul quadernino della propaganda distribuito a Rieti in questi giorni».

Poi, però, riapre: «Per il progetto, per Terminillo o anche solo per la campagna elettorale io ci sono: incontriamoci e parliamone». La forza della piccola Leonessa è stata proprio questa. E' quella della grande Rieti che è mancata.
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