«Molte volte avremmo avuto bisogno del Comune di Rieti in questi anni. Ma Rieti non c'era: non ha mai ceduto ai nostri corteggiamenti». Trancassini parla proprio di «corteggiamenti», ed è difficile dargli torto pensando alle tante «calate su Rieti», anche in Comune, sfidando gli ambientalisti orgogliosamente critici o, peggio, consiglieri tiepidi e distratti. «A Rieti abbiamo parlato spesso di quanto una visione e una strategia unitaria all'interno del Consorzio potesse essere vincente per il futuro del Terminillo: bisognava avere il coraggio di abbattere i confini di territorio e di appartenenza politica per valorizzare una straordinaria montagna. Leonessa, Cantalice, Micigliano lo hanno fatto, Rieti no».
Rieti, accusa Trancassini, «non c'era mai: non c'era quando si progettava e non c'era quando bisognava cambiare e progetti, non c'era quando bisognava ascoltare e non c'era quando bisognava chiedersi. E non c'era nemmeno quando bisognava indignarsi, come per la strada vergognosamente chiusa della Vallonina». In una parola, «ogni volta che bisognava pretendere una posizione Rieti non c'era. Eppure sarebbe servito, e infatti ci è mancata la forza della città, il peso del capoluogo nella sfida impari per affermare il diritto del territorio di crescere e svilupparsi secondo le sue potenzialità. E questa è storia, che noi del Consorzio Smile in questi anni abbiamo scritto, il Comune di Rieti no. «Siamo quello che facciamo», recita la massima di Aristotele dice Trancassini al collega Petrangeli - e quello che facciamo non è quello che scriviamo sul quadernino della propaganda distribuito a Rieti in questi giorni».
Poi, però, riapre: «Per il progetto, per Terminillo o anche solo per la campagna elettorale io ci sono: incontriamoci e parliamone». La forza della piccola Leonessa è stata proprio questa. E' quella della grande Rieti che è mancata.
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