LA PERIZIA
Nella perizia ne sono indicati due: il diritto del Consorzio del Nucleo Industriale a riacquistare la proprietà dello stabilimento trattandosi di un immobile edificato nell'ex Cassa del Mezzogiorno. E la presenza di amianto nella copertura dei due blocchi-produzione e del magazzino. Dunque, non bastasse l'onta dell'asta per uno degli stabilimenti simbolo del boom industriale reatino, c'è il rischio che la vendita vada deserta, abbassando ulteriormente il valore dell'immobile, utile, d'altronde, «solo» a ripianare i debiti lasciati dalla Ritel.
LA STORIA
E pensare che quella dell'Alcatel era «la madre di tutte le vertenze» reatine, che il protocollo ministeriale del 2006 che sancì l'avvento della Ritel era «la Bibbia» delle future relazioni sindacali tra multinazionali e territori e che cancelli e piazzale hanno visto passare più ministri, governatori, sottosegretari, parlamentari e galoppini del Transatlantico di Montecitorio. Ai lavoratori che all'inizio partecipavano ai sit in in camice e zoccoli bianchi è stato promesso di tutto, dal siderale Progetto Galileo per contribuire alla realizzazione della quota-parte italiana del nuovo sistema satellitare europeo al più terra terra piano per la carta d'identità elettronica fino alla costruzione di body scanner per gli aeroporti. Dell'ultima offerta utile - lavorare commesse di Finmeccanica attraverso la Elco Group di Carsoli - si è parlato per tre anni e poi tutto è finito nel nulla. Ultima riunione utile a metà luglio del 2014. Ma c'è stato ancora il tempo di altre promesse, quelle dell'attuale sottosegretario Claudio De Vincenti a sindaco e sindacalisti il 29 gennaio scorso: una ricognizione della situazione, nuove pressioni su Finmeccanica perché onorasse i suoi impegni, un tavolo ministeriale entro 15 giorni. A distanza di quattro mesi riscontri zero e gli ultimi 200 dipendenti persi ormai tra i rivoli di mobilità e prepensionamenti.