Rieti, accusato di truffa sui fondi europei: arriva la ventottesima prescrizione (e una assoluzione)

Tribunale di Rieti (foto d'Archivio)
di Massimo Cavoli
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Mercoledì 6 Marzo 2024, 00:10

RIETI - Un caso, per la giustizia reatina, che non vanta precedenti conosciuti, quale può essere considerato quello di Andrea Brentegani, ispettore della Asl, imputato (con altre 17 persone) in un’inchiesta avviata nel 2014 dalla procura e dall’ex forestale, sul corretto utilizzo dei fondi europei erogati dall’assessorato regionale del Lazio ad alcune aziende agricole della Sabina, destinati allo sviluppo dei programmi rurali.
Brentegani, rinviato a giudizio per rispondere di 29 capi di imputazione (era accusato, come progettista, di aver certificato la regolarità di progetti non in possesso di tutti i requisiti richiesti dalla legge), al termine di 4 processi, ha definito la propria odissea giudiziaria collezionando 28 prescrizioni e un’assoluzione nel merito, riferite in prevalenza a episodi riguardanti ipotesi di truffa aggravata, falso ideologico, violazioni edilizie e normative ambientali.

Gli esiti. Il tutto durato oltre dieci anni, dove a mettere la parola fine è stata ora l’ultima sentenza della Corte di appello di Roma, dichiarando la prescrizione di una tentata truffa, unica imputazione sopravvissuta in Cassazione dove Brentegani, difeso per tutto l’arco del giudizio dall’avvocato Luca Pizzoli, aveva presentato ricorso contro la condanna riportata in secondo grado.

La Corte suprema, dichiarando prescritti 7 degli 8 reati residuali, aveva disposto per l’ultimo un nuovo giudizio ed è arrivata l’ennesima prescrizione.

Le tappe. Nel percorso processuale, l’ispettore Brentegani era stato condannato in tribunale a Rieti (2021) a tre anni, prescritto 17 volte e scagionato «perché il fatto non sussiste» in un caso, quindi in secondo grado (2022) la condanna era stata rideterminata al ribasso (2 anni e un mese) ed erano arrivate altre 3 prescrizioni, infine altre 7 erano state dichiarate dalla Cassazione che, però, aveva ordinato un nuovo dibattimento per la concessione di un contributo (erogazione non perfezionata) che aveva coinvolto le titolari di un’azienda agricola del Montepiano Reatino, che avevano preferito subito patteggiare la pena e uscire dal processo. A completare il quadro, era stata già disposta la revoca della confisca ordinata dai giudici su beni e somme di Brentegani (513mila euro, ma attuata solo su quanto effettivamente posseduto dall’ispettore, che ammonta a un valore notevolmente inferiore) che ora, dopo la definizione dell’ultimo procedimento, attende che gli siano restituiti. L’avvocato Pizzoli, autore tra l’altro di un monumentale ricorso in Cassazione, di oltre 400 pagine, non ha dubbi: «Nella mia ottica, il dato oggettivo è che non sono mai esistiti elementi fondativi di una condanna, che infatti la Cassazione ha escluso sussistessero, annullando le condanne erroneamente e illegittimamente inflitte nel giudizio di merito». Brentegani, 55 anni, ha scontato un periodo ai domiciliari e di sospensione dal lavoro, prima di rientrare in servizio alla Asl.

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