Rieti, la Cia premia il miglior agrichef
in provincia delizia nell'agriturismo
«Colle Cesoni» di Casaprota

L'agrichef Laura Cuzzocrea
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Venerdì 1 Luglio 2016, 17:35 - Ultimo aggiornamento: 17:38
CASAPROTA - l miglior cuoco agricolo della provincia? Non è difficile trovarlo, basta seguire la direzione del gusto. E in provincia porta dritti dritti al chilometro 56 della Salaria, bivio di Ponte Buita, segnaletica per Casaprota, indicazioni e destinazione finale agriturismo Colle Cesoni.

E’ nella splendida location sabina, tra olivi e piante in fiore, che Laura Cuzzocrea, sabina doc, ammalia con la sua arte culinaria. Ed è a Colle Cesoni che si è svolta la sfida per il titolo di «Agrichef», la sfida nazionale partorita da un’iniziativa della Confederazione italiana agricoltori, volta a promuovere la figura del «cuoco agricolo», favorendo al contempo lo scambio di esperienze tra 60 agriturismo di tutte le regione italiane. E a Casaprota il duello finale ha visto contrapposti l’agriturismo Colle Cesoni e la «Casa del sole» di Montelabbate, in provincia di Pesaro. Una sfida ai fornelli tra Sabina e Marche terminata ex aequo.

La sfida è stata l’occasione per i due neo «laureati» agrichef all’Università della Cia - la sabina Laura Cuzzocrea e il marchigiano Francesco Renzi - per mettere in risalto le loro peculiarità rispetto a quelle dei più famosi chef stellati, facendo ognuno affidamento sui prodotti e tradizioni locali. A tavola, quindi, tra una amatriciana dop e tagliatelle alle pesche di Montelabbate, «i giurati» Tommaso Buffa della Cia nazionale con lo staff reatino guidato da Ilaria Barbante, il presidente del consorzio Dop Sabina per la valorizzazione e la tutela dell’olio, Stefano Petrucci, il capo di Gabinetto delle Fao Mario Lubetkin e il presidente della Proloco di Casaprota, Emanuele Micarelli, si sono gustati piatti che hanno fatto esclusivamente leva sui prodotti tipici della Sabina e della Marche.

Per la nostra provincia l’olio extravergine dop sabino con il quale sono state condite le bruschette, il fagiolo a pisello del Turano e il guanciale e il pecorino di Amatrice per una «amatriciana» leggermente rivista (Cracco docet) solo per la pasta, con gli spaghetti che hanno lasciato il posto alle «mezze maniche» che, grazie alla rigatura esterna e al loro diametro, sono state in grado di trattenere al meglio i condimenti. Risultato? Nessun dubbio per i giurati: eccellente, sotto ogni profilo.
 
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