Reatini in fuga delle bombe che piovono in Israele

Reatini in fuga delle bombe che piovono in Israele
di Raffaella Di Claudio
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Lunedì 9 Ottobre 2023, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 07:39

RIETI - Sabato mattina a Gerusalemme quando si è scatenato il massiccio attacco di Hamas contro Israele c’era anche un gruppo di turisti sabini e reatini. Stavano per recarsi in aeroporto dove alle 11 era previsto il loro volo di rientro. 
«Fino a venerdì sera – racconta Luca Rotili, dipendente della Diocesi di Sabina–Poggio Mirteto e residente nella cittadina mirtense - era tutto sereno. Non c’era nulla che lasciasse presagire quello che poi è accaduto. Dovevamo stare in aeroporto alle 11, ma mentre stavamo caricando le valigie, si vedevano nel cielo le strisce dei razzi sparati da Gaza che andavano verso Tel Aviv e si sentivano le sirene urlare. Per fortuna il sistema (antimissile, ndr) Iron Dome funzionava». 

Il racconto. Il gruppo composto da 19 persone, di Poggio Mirteto e Rieti, era Gerusalemme da otto giorni. «Abbiamo organizzato questo viaggio sulle tracce delle tre grandi religioni monoteiste, quella giudaica, quella islamica e la nostra, cristiana, – racconta Rotili, che insieme agli altri è riuscito ad atterrare a Roma nella tarda serata di sabato – e oltre a Gerusalemme siamo stati due giorni in Giordania. È tutto filato liscio fino a sabato mattina, quando c’è stato questo momento di alta tensione. Fortunatamente eravamo tra amici, tutte persone adulte, mature che hanno saputo gestire con tranquillità momenti difficili». A Gerusalemme cadeva lo Shabbat, e la città era deserta.

Il timore. «Noi in prima persona abbiamo vissuto solo un po’ di timore – spiega Luca - Stava tutto succedendo in quel momento. In autostrada, mentre ci dirigevamo in aeroporto c’erano posti di blocco, i controlli di sicurezza in aeroporto erano maggiori, ma tutti erano molto gentili, non pressanti, anche se c’era una situazione di massima allerta». 
Una volta arrivati in aeroporto il gruppo è stato fatto imbarcare. «Siamo saliti sull’aereo – prosegue il sabino - ma siamo rimasti fermi sulla pista per circa un’ora e mezza prima di decollare.

Lì abbiamo temuto che ci facessero scendere, invece siamo partiti». Luca è un profondo conoscitore di Israele, a Gerusalemme va da 30 anni e ha molti amici. «Qualche volta è capitato di sentire delle sirene – spiega - ma mai di vivere una cosa così grave. All’inizio ho sottovalutato la situazione, pensavo a una piccola rappresaglia, invece no. I miei amici israeliani sono tutti molto preoccupati. Scuole e uffici sono chiusi, non c’è coprifuoco, ma poco ci manca. Loro sono organizzati, hanno punti di raccolta, bunker, ma c’è grande preoccupazione».

Guerra inimmaginabile. Nessuno immaginava che sarebbe scoppiata una guerra. «È stato totalmente inaspettato – ammette Rotili - venerdì sera abbiamo mangiato alle terrazze di Gerusalemme, nei giorni precedenti abbiamo fatto la visita alle moschee della spianata, al muro del pianto dove è finita venerdì la festa di Sukkot e centinaia di migliaia di ebrei hanno affollato il muro del pianto e il quartiere ebraico. La sera siamo usciti e abbiamo fatto festa con loro, c’erano famiglie con tanti bambini. C’era grande serenità». Di colpo spazzata via.

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