Ed ora una domanda: ricordate Carosello? Sicuramente chi ha i capelli grigi ha ben stampato nella memoria quel quarto d’ora di sketch pubblicitari di 2-3 minuti l’uno che andava in onda, tra il 1957 e il 1977, dopo il Telegiornale delle 20.30, e che per tanti bambini e ragazzi rappresentò per anni un vero e proprio spartiacque non solo per andare a dormire – vallo a un po’ a spiegare agli ipercibernetici adolescenti di oggi e vi prenderanno per scemi, però vagli pure a spiegare come andavano le cose all’epoca – ma anche dal punto di vista disciplinare: chi infatti non ha sentito almeno una volta pronunciare la fatidica frase punitiva “Questa sera vai a letto senza vedere Carosello!”. Veramente altri tempi.
Comunque, tra i vari e storici sketch pubblicitari di Carosello ce n’era uno sulla lavatrice Candy, tra le prime in assoluto lanciate in Italia, nel quale il protagonista, Aldo Giuffré, aveva messo a disposizione dell’adorata mogliettina un robot capace di fare veramente di tutto. Quindi, una volta eseguiti i più complessi lavori, l’automa chiedeva: “Or che bravo sono stato, posso fare anche il bucato?”. A quel punto però la brava casalinga rispondeva, sempre in rima “In casa c’è, sempre pronta ai miei comandi, chi lo fa meglio di te, perciò dico grazie Candy”. Ebbene, come altri celebri slogan di Carosello tipo “Miguel son mì”, “Bambina sei già mia chiudi il gas e vieni via”, “Matilde! la pancia non c’è più!”, “Falqui, basta la parola!”, “Con quella bocca può dire ciò che vuole”, “Tutti mi trattano male perché son piccolo e nero” e via dicendo, anche quel “grazie Candy” divenne uno dei tormentoni dell’epoca. Addirittura ne scaturì perfino una macabra barzelletta in cui un uomo, dopo aver trovato la moglie uccisa da un scarica elettrica proveniente dalla lavatrice, esclamava felice “grazie Candy!”.
A questo punto vi chiederete cosa c’entrino Carosello e la Candy con la Prometeo. Diciamo che, se Rieti potrà disputare la finale dei playoff potendo contare su gara 5 in casa perché i romani hanno eliminato Palestrina, e se sarà anche costretta a cominciare a giocarla soltanto dopo 15 lunghissimi giorni di attesa, in entrambi i casi bisogna per forza esclamare “grazie Eurobasket!”.
Con la speranza, ovviamente, di poter aggiungere al termine della finale “or che bravi siamo stati, si può andare anche a Forlì?”.
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