Mattarella, il presidente innamorato
di Rieti già da quando era studente

Mattarella, il presidente innamorato di Rieti già da quando era studente
di Alessandra Lancia
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Lunedì 2 Febbraio 2015, 00:22
RIETI - «Rieti? La conosco, quand'ero studente a Roma ci venivo spesso. Mi piaceva, la città»: all'ex senatore Manlio Ianni questa frase di Sergio Mattarella è rimasta impressa. «Era il 1983, eravamo due peones della Dc, lui alla Camera, io al Senato. Per discrezione non gli chiesi cosa venisse a fare. Lui è sempre stato di poche parole». E meno ancora sorrisi: «E su cosa dovrebbe ridere, uno che ha raccolto il fratello morente? L'assassinio del fratello Piersanti fu un'esperienza che segnò la Dc e a maggior ragione lui. La sua elezione è un bel segnale: è uno statista ed è un persona onesta. Semmai mi meraviglio come non l'abbiano votato tutti».

I FUNGHI DI POGGIO MOIANO

Adesso sembra facile: anche Fabio Melilli, grande elettore reatino, fa spallucce quando gli si ricorda il suo pronostico azzeccato. «Non era tattica, era la politica a portarti su quel nome». E senza passare dal Vietnam parlamentare, la palude, i franchi tiratori. Nell'aula eravate tutti sorridenti. E tutti a smanettare con gli smartphone: «Il clima era buono e lo è anche adesso - racconta Melilli - ho avuto modo di sentire anime diverse del partito, la Bindi, Cuperlo, Tocci. Mattarella ha messo tutti d'accordo. Non c'è niente da fare, Matteo ha fatto un capolavoro, anche da un punto di vista strategico".

Che presidente della Repubblica sarà Sergio Mattarella?

«Vedremo, certo è un uomo molto rigoroso, di pochissime parole, davvero non un populista. Credo che sarà un tutore della Costituzione, sicuramente indipendente. Proveremo a farlo venire a Rieti».

Lo ha già fatto, in passato?

«Sì, ricordo quando nell'aprile del 2001 venne per la campagna elettorale: all'epoca era ministro della Difesa ed era il capolista alla Camera nella circoscrizione Lazio 2. La giornata finì a Poggio Moiano, dove lo portammo a cena da Maria Fontana. Credendo di fare una cosa gradita gli facemmo cucinare una frittata con i funghi spinaroli, che si trovano solo dalle parti nostre. Niente da fare, non ci fu verso di fargliela assaggiare: i funghi mi piacciono, ci disse, ma solo quelli che conosco». Una prudenza che magari gli tornerà utile nelle «cucine» del Quirinale.

IL SOSTEGNO A CALABRESE

Mattarella venne a Rieti anche nel 1999: «22 aprile, cinema Modernetta - scandisce Giosuè Calabrese - venne ad aprire la mia campagna elettorale per il secondo mandato da presidente della Provincia».

Quella sera con Calabrese a ricordare le cose fatte in tre anni di lavoro «armonioso» c'era l'Ulivo ancora vegeto e rigoglioso: i parlamentari si chiamavano Gavino Angius e Pietro Carotti, alla Regione c'era Roberto Giocondi, con Calabrese in giunta in Provincia c'era Andrea Ferroni. «La coalizione del centrosinistra è la proposta politica più moderna che c'è nel nostro Paese - disse Mattarella in quell'occasione - Questo è il centrosinistra che proponiamo anche qui a Rieti, sono convinto che Calabrese avrà ancora la sua maggioranza».

La ebbe e fece il bis in Provincia: poi ancora politica un piede dentro e due fuori dal Pd, infine l'Udc, infine...: «Politica adesso non ne faccio - dice - non che non mi piacerebbe, ma mi guardo intorno. E allora preferisco stare a casa». A voi Dc giova: prima o poi qualcuno si ricorda e vi richiama. Vai a pensare che un rottamatore come Renzi richiamava in servizio un uomo «antico» come Mattarella: «Renzi l'ho conosciuto quand'era presidente della Provincia di Firenze», continua Calabrese. Impressioni? «Un ragazzo più furbo che bravo. Però stavolta devo riconoscere che è stato tutte e due le cose».
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