IL RACCONTO DEL PRIMATO ITALIANO
Lo scontro con la Wegrzyn, testa di serie numero 3, non è stata una passeggiata di salute per Jamila, testa di serie numero 8: «La Wegrzyn ha un gioco particolare molto diverso dal mio, faccio fatica a gareggiare contro di lei – confida l’atleta di Montopoli, tra le fila delle Fiamme Oro - Lei gioca piano, è molto regolare, fa sempre le stesse cose ma le cambia spesso, così la palla non girava e mi sono trovata in difficoltà. La prima volta che la incontrai, al mio esordio europeo, vinsi io perché cambiai il gioco, però negli ultimi due incontri è andata un po’ peggio. Ma comunque ho fatto la mia partita, ho giocato bene e sono contenta così, perché ho messo tutto quello che potevo. Ai quarti stavo perdendo (contro Zdena Blaskova, ndr) ma in quel momento ho sentito tantissima forza dentro di me e così sono riuscita ad arrivare in finale». Insomma, il rischio black-out era dietro l’angolo: «Con il mio allenatore (il tecnico Giuseppe Del Rosso, che allena Jamila al Centro Federale di Formia e la accompagna in tutte le trasferte internazionali giovanili, ndr) abbiamo sviluppato molto l’aspetto mentale, che nel tennis tavolo è fondamentale – aggiunge Jamila - perché se non hai la testa non puoi andare avanti e con tanto impegno, insieme al coach abbiamo fatto un ottimo lavoro. E anche lui è contento di questo risultato».
Fino al match conclusivo, ad Ostrava però, oltre alla palla di gioco contro la Wegrzyn non sembrava girare neanche la fortuna a favore del team azzurro: «Dall’Italia sono partita molto concentrata e con la voglia di arrivare fino a questo risultato – prosegue Jamila - All’inizio, però, quando abbiamo perso la prima gara a squadre ero un po’ scoraggiata perché eravamo arrivate seste e ho detto: vediamo come va il doppio. Nel misto, però, abbiamo incontrato una coppia che giocava da anni insieme ed erano molto affiatati e nel femminile ci siamo scontrate con le turche che poi sono salite sul podio e in entrambi i doppi ci siamo fermati agli ottavi. Ma l’ultima gara è stata quella del singolare ed è andata bene».
© RIPRODUZIONE RISERVATA