Legislatura agli sgoccioli: rush finale per vitalizi, biotestamento e ius soli

Legislatura agli sgoccioli: rush finale per vitalizi, biotestamento e ius soli
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Domenica 27 Agosto 2017, 23:41 - Ultimo aggiornamento: 28 Agosto, 11:44
Con le commissioni parlamentari che torneranno a riunirsi dal 4 settembre e le Aule che invece riapriranno il 12, inizia il rush finale per la diciassettesima legislatura, che formalmente si concluderà il 14 marzo del prossimo anno.

Da quel momento scatteranno i settanta giorni entro i quali dovranno svolgersi le elezioni per il nuovo Parlamento, anche se solitamente si procede ad uno scioglimento anticipato tecnico, che consente la chiamata alle urne con qualche settimana d’anticipo rispetto al termine formale di durata delle Camere. Si tratta allora di capire se una volta licenziata a dicembre la legge di Bilancio, ci sarà ancora tempo per arrivare all’approvazione di altri provvedimenti, anche rilevanti, che attendono il via libera o se invece a quel punto scatterà inesorabile il game over della legislatura.

E proprio i tempi e le modalità del percorso per condurre in porto la manovra economica, che si annuncia non privo di insidie nonostante alcuni confortanti dati economici emersi di recente, rappresenteranno la cartina di tornasole per comprendere realisticamente quante e quali prospettive nelle settimane successive si apriranno dinanzi a deputati e senatori. Soprattutto in riferimento ad un altro snodo cruciale di questa fine legislatura, vale a dire la possibilità o meno di giungere all’approvazione di una nuova legge elettorale che consenta in particolare di omogeneizzare i sistemi per Camera e Senato.

A partire dal 6 settembre riprenderà l’esame del provvedimento da parte della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, per arrivare entro il 12 all’elaborazione di un testo base. E dall’andamento dei lavori si potrà capire se possano e debbano esistere i margini per riuscire ad avere un nuovo sistema di voto tra la fine dell’anno e l’inizio del 2018, quindi prima della conclusione più o meno formale della legislatura.
Nel frattempo altri provvedimenti attendono l’approvazione definitiva ed è ovvio che la conclusione del loro iter è legata inevitabilmente al numero delle settimane di lavoro a disposizione del Parlamento e al clima politico ormai pre-elettorale. Basti pensare al cosiddetto ius soli, le norme che intervengono sulla concessione della cittadinanza a tutti coloro che nascono in Italia, e alle norme per l’abolizione dei vitalizi. Due testi entrambi in discussione al Senato, che impattano su temi caldissimi quali immigrazione e costi della politica.

Sulla prima questione le divisioni all’interno della maggioranza e la dura opposizione del centrodestra hanno spinto il governo ad un rinvio, con conseguente accantonamento anche dell’ipotesi di ricorrere al voto di fiducia.
Si tratta ora di verificare se, nonostante le dichiarazioni al Meeting di Rimini del premier Paolo Gentiloni, il provvedimento sia finito ormai su un binario morto o se si riuscirà a riprenderne l’esame fino all’approvazione, magari anche con il sostegno di Sinistra italiana, che si è detta pronta ad un sì tecnico alla fiducia. Appare accidentato anche il cammino delle norme per disciplinare l’impegno dei magistrati in politica e il loro ritorno nell’esercizio della professione ed evitare il cosiddetto fenomeno delle porte girevoli, oggetto già di una doppia lettura tra palazzo Madama e Montecitorio. Lunghissima poi l’attesa per veder approvata la riforma della diffamazione, con l’eliminazione del carcere per i giornalisti e lo stop alle querele temerarie, ferma in commissione Giustizia al Senato, dopo tre letture, di cui due alla Camera.

Da verificare infine la possibilità di veder approvata prima della fine della legislatura la modifica dei Regolamenti parlamentari, dopo le forti sollecitazioni in questo senso venute dai presidenti Pietro Grasso e Laura Boldrini.
Un intervento che mira a ridefinire i rapporti tra governo e Parlamento salvaguardando i rispettivi ruoli e a introdurre un bicameralismo differenziato a Costituzione invariata, che potrebbe quindi produrre un primo ammodernamento delle Istituzioni, dopo il fallimento della riforma bocciata nel referendum dell’anno scorso. 

 
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