Cantone insiste: «Rivedere le norme che equiparano i corrotti ai mafiosi»

Raffaele Cantone
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Lunedì 2 Ottobre 2017, 12:57 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 17:11
«Non credo che sia giusto che un'intera legislazione molto complessa e lunga venga identificata con un unico comma. Credo che quel comma sia un neo sbagliato, da correggere, però il resto della legislazione va nella giusta direzione». Così Raffaele Cantone, presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione, è intervenuto a 24Mattino su Radio 24 sul nuovo Codice antimafia ribadendo la necessità di rivedere le norme che equiparano i corrotti ai mafiosi.
«Condivido queste perplessità - ha aggiunto - l'ho detto fin dal primo momento. Credo che non era opportuno, né necessario, né utile estendere le misure di prevenzione ai soggetti indiziati di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, alla concussione e anche il peculato, perché non è necessario per il contrasto alla corruzione, perché le misure di prevenzione potevano essere già optate in casi eccezionali, perché esistono forme di sequestro e confisca collegate alla sentenza di condanna. Condivido la posizione di chi dice che le misure antimafia hanno avuto un senso perché l'oggetto di interesse era la mafia, sistema di vita, di accumulazione di ricchezza non paragonabile a quello della corruzione».
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