Terrorismo, la Francia: rivedere Schengen. Ma l'Italia frena

Terrorismo, la Francia: rivedere Schengen. Ma l'Italia frena
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Lunedì 12 Gennaio 2015, 08:23 - Ultimo aggiornamento: 17:40
La libera circolazione del sistema Schengen, su cui l'Unione europea pone le sue stesse fondamenta, non è in questione. Ma dopo le 17 vittime del terrore dei fratelli Kouachi e di Amedy Coulibaly ('fighters' tornati in Europa dopo l'addestramento nei campi di battaglia delle aree di crisi) i 28 tornano a chiedere alla Commissione Ue di «impegnarsi» per «attuare modifiche al regolamento di Schengen» e ottenere più informazioni sui movimenti alle frontiere.



La richiesta degli Stati membri è però una cosa ben lontana dall' «annullamento» e dalla «sospensione» su cui insistono nelle ultime ore i leader del Front National Marine Le Pen e quello della Lega Matteo Salvini. Perché «Schengen è una grande conquista di libertà, e non si può regalare ai terroristi il successo di tornare indietro», come spiega il ministro dell'Interno Angelino Alfano.



Si tratta della nostra «libertà di circolazione», evidenzia il capo della Farnesina Paolo Gentiloni, che aggiunge: «Se per alcune decine di terroristi rinunciamo alla libertà di circolazione e di espressione, gli facciamo un regalo enorme». «Non ci sono minacce specifiche all'Italia ma c'è un contesto che deve suscitare preoccupazione per la dimensione generale» del fenomeno. Al terrore e alla barbarie dobbiamo reagire senza paura e senza rinunciare ai capisaldi della nostra civiltà. Dobbiamo reagire con l'unità delle istituzioni e del popolo italiano».



Anche per la Merkel Schengen «non è in discussione»: piuttosto è «importante» che attraverso Schengen «si scambino le informazioni» e «che la Germania possa fidarsi della sicurezza delle sue frontiere con una stretta collaborazione con i partner».



A farsi portavoce della richiesta di revisione del regolamento è il ministro dell'Interno francese Bernard Cazeneuve, al termine di una riunione straordinaria, a palazzo Beauveau. Un incontro che precede la grande marcia repubblicana di Parigi, e a cui partecipa il gruppo dei ministri dell'Interno di Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Spagna, Italia, Olanda, Polonia, Gran Bretagna e Svezia, a cui si aggiungono Lettonia in qualità di presidenza di turno del Consiglio Ue, oltre a Stati Uniti e Canada.



Un gruppo che da almeno due anni lavora sul fenomeno dei circa 3000 europei andati a combattere in Siria (una cinquantina quelli italiani), in Iraq, in Afghanistan, che al loro rientro in Ue costituiscono una vera e propria bomba ad orologeria, come dimostrano i fatti degli ultimi mesi.



La modifica del regolamento era già stata chiesta dal consiglio Affari interni Ue lo scorso anno. In quell'occasione a farsi portavoce era stato il Belgio, all'indomani della sparatoria al museo ebraico di Bruxelles, dove Mehdi Nemmouche, il fondamentalista islamico francese addestrato nei campi di battaglia della Siria, aveva ucciso quattro persone. Ma da allora ad oggi il dossier non ha fatto grandi progressi.



Così come resta bloccato almeno da un paio d'anni al Parlamento europeo il progetto di direttiva sul Passenger name record (Pnr), per la registrazione dei passeggeri sui voli nell'area Schengen. «Uno strumento fondamentale» per la lotta al terrorismo, secondo i ministri Ue, che da tempo si trovano a cozzare contro il «no» di molti eurodeputati, che bloccano il provvedimento temendo un eccessivo abbassamento della soglia dei dati sensibili.



Ma si pensa anche al rafforzamento del dialogo con i colossi di Internet, principale strumento usato dai fondamentalisti per diffondere il jihad, e a un rafforzamento dello scambio di informazioni «chiave per il successo» nella lotta al terrorismo secondo Alfano, che ricorda come anche in Italia ci sia «la massima allerta». La presenza di «cellule dormienti» non può essere esclusa - dice - e mette in guardia: «non esiste in questo momento un Paese a rischio zero».



Occorre fare in fretta. Per questo i ministri si sono dati un nuovo appuntamento in un consiglio straordinario Ue nei prossimi giorni e alla conferenza anti-terrorismo alla Casa Bianca il 18 febbraio prossimo.